VARESE Entrare in un tribunale armati? Un gioco da ragazzi. Questo esperimento lo abbiamo tentato, riuscendoci, lo scorso 14 aprile ma è rimasto segreto fino ad oggi. Così abbiamo scoperto che introdursi nei due principali Palazzi di Giustizia della Provincia, quelli di Varese e Busto Arsizio, passando sempre dall'ingresso principale e con un oggetto di ferro in tasca - in questo caso una pesante cucchiaio in acciaio di quasi 20 centimetri - è veramente di una facilità incredibile. Verrebbe da dire, e non ricorrendo all’ironia, disarmante. Il test giornalistico lo abbiamo infatti portato a termine in assoluta scioltezza e senza trucchi particolari. È bastato infilare il nostro cucchiaio in una tasca della giacca, in un caso, e nella scarpa, per rendere lo stratagemma ancor meno evidente, nell’altro. Con la consapevolezza che allo stesso modo avremmo potuto introdurre ancor più facilmente un piccolo coltello. Un fatto certo non rassicurante per chi lavora e si trova quotidianamente negli Uffici giudiziari. E questo nonostante a Varese e Busto Arsizio i metal detector ci siano, siano perfettamente funzionanti e monitorati costantemente. Ma aggirarli non è affatto un’impresa. Suonano puntualmente, vieni controllato scrupolosamente, ma riesci comunque a farla franca. La nostra verifica parte proprio da piazza Cacciatori delle Alpi a Varese: la sede del tribunale del capoluogo. Verso le 10, mescolarsi tra le decine di avvocati e impiegati che lavorano nel Palazzo è davvero uno scherzo. Con passo sicuro e tirando dritto pur non sapendo di preciso dove andare, chiunque può entrare varcando il grosso portone all’ingresso. Poi inizia il difficile. Ad attenderti c’è il varco del metal detector presidiato da una coppia di vigilantes. Siamo in due: uno davanti, l’altro poche decine di metri più in dietro. Risultato: il sistema di controllo continua a suonare. Sibila per i bottoni dei jeans, per le cinture, per l’accendino, le chiavi della macchina e addirittura per le monete da un centesimo. Ma il primo di noi, controllato anche con lo strumento manuale riesce a entrare indisturbato. Gli addetti al controllo, dopo ripetuti passaggi sotto l’arco del metaldetector, intimano ripetutamente di svuotare le tasche, di lasciare cellulare, borsa e quant’altro. Alla fine attivano il controllo di secondo livello, passando il detector manuale. L’ordine è scandito chiaramente: “Apra la giacca”. Lo strumento passa sotto le braccia, all’interno del giubbino, tra le gambe, sopra le tasche dei pantaloni e non rileva nulla. Si passa. Il cucchiaio era occultato in una tasca della giacca, che non è stata controllata dal detector manuale, in questo modo non è stata rilevata. Al secondo di noi non va altrettanto bene: tutta la giacca viene passata sotto lo scanner a raggi, come negli aeroporti, e il cucchiaio intercettato. Tentiamo anche di filmare ma, questo è il vero problema, veniamo bloccati dal piantone trasferiti nell’ufficio del Procuratore Capo, Maurizio Grigo, per una “ramanzina”. Ci spiega che l’argomento “sicurezza” gli sta molto a cuore, che ha curato personalmente l’installazione del nuovo, costoso e precisissimo macchinario all’ingresso del Tribunale e ci ricorda che realizzare filmati non autorizzati all’interno del Palazzo di Giustizia è un reato. Spieghiamo la nostra posizione e tutto si risolve. Niente di che, dunque. Niente che possa fermarci. Dalla nostra abbiamo acquisito la consapevolezza di come un folle o un malintenzionato, senza dare troppo nell’occhio, avrebbe potuto avere vita facile. Il tempo di uscire e, dopo una pausa di una decina di minuti, siamo di nuovo in auto. Direzione Tribunale di Busto Arsizio: largo Giardino Gaetano. Anche questa volta abbiamo provato ad entrare passando sotto il metal detector che si trova proprio nel cuore dell’ingresso del Palazzo di Giustizia. Ma per evitare lo scanner infiliamo i cucchiai nella scarpa. La camminata ne risente ma la “missione” ci guadagna. Gli allarmi scattano, si aprono le giacche, ma nessuno degli addetti alla sicurezza ci controlla il piede. Così anche qui entriamo senza problemi. E abbiamo persino il tempo di affacciarci in qualche aula al piano terra e girare il nostro video di prova. Per evitare, però, di essere bloccati come a Varese scegliamo il bagno: ci slacciamo la scarpa e ci guardiamo allo specchio con il nostro cucchiaione in mano. Poi, lo infiliamo in tasca e usciamo. Fortunatamente le nostre intenzioni erano buone e in tasca avevamo solo una posata.
(Esclusiva per il blog Mad&Pago)


2 commenti:
Alla faccia della sicurezza. Certo ke se ci sono i metal detector e si passa lo stesso...
Forse il problema non è nei metal detector ma semplicemente nel fatto che non puoi mai controllare tutto.
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