VARESE Centri commerciali del Canton Ticino nel mirino dei sindacati svizzeri per gli stipendi dei lavoratori, frontalieri soprattutto. Sotto accusa sono finite quelle strutture che attuerebbero politiche salariali al ribasso e contratti di lavoro “individuali e discriminanti”. Così se lo stipendio minimo previsto dal contratto è di 3.080 franchi svizzeri, spiega l'Ocst, sarebbero “sempre più le aziende della vendita e del commercio che ricorrerebbero a salari da 2.400 franchi per 12 mensilità”. Ma non solo. Secondo l’Octs, impegnata nelle scorse ore in una serie di volantinaggi nel polo della grande distribuzione di Grancia, esistono anche casi limiti addirittura peggiori: “con commessi pagati 1800 franchi perché vengono applicati gli stipendi italiani”. Un fenomeno preoccupante dalle doppie ricadute: la prima quella dell’effettiva discriminazione tra il lavoratore varesotto e frontaliere e la seconda legata al pericolo meccanismo di concorrenza al ribasso che si ingenera da questi comportamenti. Il tutto con una pericola deriva: l’agganciamento del salario svizzero a quello italiano. Una situazione ritenuta "di danno per tutta l'economia ticinese". Il dumping salariale infatti, sta creando molte difficoltà al personale di vendita, costretto ad assistere a un degrado delle condizioni economiche e di copertura sociale. Ecco allora che dopo i 3000 volantini distribuiti a Grancia, per sensibilizzare lavoratori e consumatori dall’Organizzazione Cristiano Sociale si preparano ad andare avanti nella battaglia. Il prossimo passo, infatti, sarà quello di interpellare i lavoratori chiedendo loro di inviare i contratti di lavoro, naturalmente in anonimato, affinché si riesca a dimostrare il comprovato abuso e chiederemo l'obbligatorietà delle scale salariali. Una vicenda, questa, che interessa soprattutto i fontanieri, con le donne in cima alla lista. "Perché è normale che un giovane disoccupato italiano accetta anche questi tipi di contratto – spiegano dal sindacato – ma se si vuole assumere un frontaliere la paga deve essere uguale a uno residente in Svizzera perché non bisogna speculare magari a discapito dei lavoratori ticinesi. Con la libera circolazione ora c'è la facoltà di ottenere i permessi senza problemi e naturalmente ci sono dei datori di lavoro che ne hanno approfittato”. Il tutto con l’impressione, ventilata dall’Ocst, del cane che si morde la coda. “Gli operatori del commercio e della vendita – concludono dall’Ocst - non si rendono conto che con le migliaia di lavoratori sottopagati sono naturalmente i consumi ad essere penalizzati”.sabato 3 maggio 2008
Frontalieri, gli stipendi si abbassano e i sindacati si mobilitano
VARESE Centri commerciali del Canton Ticino nel mirino dei sindacati svizzeri per gli stipendi dei lavoratori, frontalieri soprattutto. Sotto accusa sono finite quelle strutture che attuerebbero politiche salariali al ribasso e contratti di lavoro “individuali e discriminanti”. Così se lo stipendio minimo previsto dal contratto è di 3.080 franchi svizzeri, spiega l'Ocst, sarebbero “sempre più le aziende della vendita e del commercio che ricorrerebbero a salari da 2.400 franchi per 12 mensilità”. Ma non solo. Secondo l’Octs, impegnata nelle scorse ore in una serie di volantinaggi nel polo della grande distribuzione di Grancia, esistono anche casi limiti addirittura peggiori: “con commessi pagati 1800 franchi perché vengono applicati gli stipendi italiani”. Un fenomeno preoccupante dalle doppie ricadute: la prima quella dell’effettiva discriminazione tra il lavoratore varesotto e frontaliere e la seconda legata al pericolo meccanismo di concorrenza al ribasso che si ingenera da questi comportamenti. Il tutto con una pericola deriva: l’agganciamento del salario svizzero a quello italiano. Una situazione ritenuta "di danno per tutta l'economia ticinese". Il dumping salariale infatti, sta creando molte difficoltà al personale di vendita, costretto ad assistere a un degrado delle condizioni economiche e di copertura sociale. Ecco allora che dopo i 3000 volantini distribuiti a Grancia, per sensibilizzare lavoratori e consumatori dall’Organizzazione Cristiano Sociale si preparano ad andare avanti nella battaglia. Il prossimo passo, infatti, sarà quello di interpellare i lavoratori chiedendo loro di inviare i contratti di lavoro, naturalmente in anonimato, affinché si riesca a dimostrare il comprovato abuso e chiederemo l'obbligatorietà delle scale salariali. Una vicenda, questa, che interessa soprattutto i fontanieri, con le donne in cima alla lista. "Perché è normale che un giovane disoccupato italiano accetta anche questi tipi di contratto – spiegano dal sindacato – ma se si vuole assumere un frontaliere la paga deve essere uguale a uno residente in Svizzera perché non bisogna speculare magari a discapito dei lavoratori ticinesi. Con la libera circolazione ora c'è la facoltà di ottenere i permessi senza problemi e naturalmente ci sono dei datori di lavoro che ne hanno approfittato”. Il tutto con l’impressione, ventilata dall’Ocst, del cane che si morde la coda. “Gli operatori del commercio e della vendita – concludono dall’Ocst - non si rendono conto che con le migliaia di lavoratori sottopagati sono naturalmente i consumi ad essere penalizzati”.
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