
Dal sito
shockraver.free.fr sono scomparsi gli annunci dei party. La psicosi dei rave ha contagiato gli stessi raver. Il movimento underground ha deciso così di tornare a vivere sotto traccia, di allontanarsi dal confine fitto e sottile che divide il mondo emerso e quello sommerso, un confine segnato dalla trama di internet. Così il popolo plasmato dal suono, che vuole vivere solo tra frammenti di acciaio, calcestruzzo cadente e polvere, nell’umidità e nell’oscurità, oggi è un po’ più lontano. Ha deciso di tornare negli abissi, di allontanarsi dal sole. Dopo i fatti di Segrate il movimento raver ha dimostrato di non sopportare o di non volere l’attenzione che gli è stata riservata in questi giorni. Noi, per quanto possibile, continueremo a seguirli, in punta di piedi, mescolandoci con il loro mondo, per raccontarlo da dentro come abbiamo fatto nell’ultimo anno. Dovremo prepararci ad immersioni più complicate. Indosseremo lo scafandro. Se necessario scomoderemo il capitano Nemo e il suo Nautilus. I canali di informazione non mancano. Già oggi la rete offre spunti alternativi e sicuramente saprà offrirne di nuovi nelle prossime settimane, tutto sta nel saperli leggere, nel saperli cercare, nel saperli interpretare. Forse anche shockraver deciderà di tornare, quando la tempesta mediatica si sarà placata e i riflettori saranno spenti. Noi, intanto aspettiamo la prossima occasione per riunirci attorno a quel cerchio magico che può, almeno per una notte, proteggere il branco dagli orrori, dalle atrocità e dall’inquinamento del mondo che sta di fuori. Un cerchio magico pieno di contraddizioni, una danza primordiale, guidata dalla purezza del suono, inquinata dagli interessi economici e dalla devastazione della droga. Una protesta che nasce vittima dello stesso male che contesta. Anche questo, forse, fa parte del gioco. Così, dal buio, l’odore delle droghe e del malaffare si mescola all’eco di un manifesto gridato più e più volte. Un manifesto che spiega le ragioni di un movimento troppo spesso demonizzato e incompreso: "In questi spazi improvvisati, noi cerchiamo di liberarci dal peso dell'incertezza di un futuro che voi non siete stati capaci di stabilizzare e assicurarci. Noi cerchiamo di abbandonare le nostre inibizioni, e liberarci dalle manette e dalle restrizioni che avete messo in noi per la pace del vostro pensiero. Noi cerchiamo di riscrivere il programma che avete cercato di indottrinarci sin dal primo momento che siamo nati. Programma che dice di odiarci, di giudicarci, di rifugiarci nella più vicina e conveniente tana. Programma che dice persino di salire le scale per voi, saltare attraverso i cerchi e correre attraverso labirinti su ruote per criceti. Programma che ci dice di cibarci dal brillante cucchiaio d'argento col quale tentate di nutrirci, anzichè lasciare che ci nutriamo da soli, con le nostre stesse mani capaci. Programma che ci dice di chiudere le nostre menti, invece di aprirle".
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