CADEGLIANO VICONAGO Una fine orribile. Incastrata tra due rocce sotto il pelo dell’acqua, senza alcuna possibilità di respirare, muoversi e chiamare aiuto, fino a morire annegata. Così ha perso la vita, sabato sera, al termine di un’immersione Amalia Zennaro, 48enne residente a Cadegliano Viconago e volontaria della Protezione Civile di Lavena Ponte Tresa. La donna, in compagnia di un’amica era scesa nelle acque del fiume Maggia, nel cuore dell’omonima valle, ad alcuni chilometri da Locarno, in Canton Ticino. La terribile tragedia si è consumata nel giro di pochi minuti al “Pozzo” di Tegna, nella pozza tra la vecchia Centrale elettrica in ristrutturazione e la spiaggia detta “Paradiso dei Cavalli”. Uno dei punti privilegiati dai subacquei in Ticino, dove le due donne si erano tuffate per la classica immersione con contatto “a vista” dopo aver preparato l’immersione. Qualcosa però è andato storto. Quando l’amica, un’altra sub 35enne residente nel Luganese, è tornata in superficie intorno alle 17.50, circa dieci minuti dopo che le due donne erano entrate nel torrente, non ha più visto la compagna di immersione e ha lanciato immediatamente l’allarme. Il dispositivo di ricerca è scattato così all’instante: sul posto, oltre agli uomini della Polizia lacuale, della Polizia cantonale ed al servizio ambulanze, è arrivato anche un elicottero della “Rega”. Un punto di emergenza è stato allestito al vicino campo sportivo comunale di Tegna, mentre alcune unità, con il supporto di volontari, hanno scandagliato palmo a palmo le rive del fiume. Intorno alle 19.20 la fine delle remote speranze: il corpo della subacquea pontresina è stato recuperato ad una distanza di qualche decina di metri dal punto dell'immersione. Con il supporto della polizia lacuale, la donna è stata estratta dalle acque e trasferita in elicottero al campo base d’emergenza, dove però i soccorritori non hanno potuto che constatarne il decesso. Sul posto anche la polizia scientifica, che ha effettuato dei rilievi e controllato il materiale subacqueo. Sull'episodio è stata così aperta l'inchiesta di rito. Amalia Zennaro é la prima vittima della stagione dei fiumi e laghi ticinesi. Ad ucciderla potrebbe essere stata la forte corrente del torrente Maggia, gonfio e reso torbido dopo il nubifragio dello scorso giovedì. Secondo la prima ricostruzione, infatti, mentre l’amica riemergeva, la vittima è stata trascinata dalla corrente sul fondo in una depressione del fiume. La forza dell’acqua avrebbe poi spinto la donna contro alcune rocce, lasciandoli una gamba incastrata in una fessura. “È rimasta bloccata in mezzo ai sassi – confermano anche della polizia lacuale -, in un punto dove la corrente è particolarmente forte”. E forse, anche a causa del fiume impetuoso, in un luogo non consigliato per le immersioni. “Purtroppo – conferma infatti Claudio Franscella, coordinatore della Commissione Fiumi Ticinesi sicuri - l’alta affluenza nelle giornate più calde sulle sponde dei torrenti e la scarsa conoscenza dei luoghi delle immersioni possono sempre riservare brutte sorprese. Stiamo verificando una ventina di corsi d’acqua dove eventualmente vietare le immersioni anche perché gli sportivi si spingono sempre più in là, ma per cercare di azzerare le tragedie causate dagli sport estremi dobbiamo vigilare ancora di più e intervenire d’autorità”.
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