Emulazione o soltanto voglia di farla finita. In Valcuvia ci si uccide dandosi fuoco.
RANCIO VALCUVIA Quando il fuoco lo stava per avvolgere, con il rischio anche di un’esplosione per la presenza di una bomboletta del gas, l’istinto ha avuto il sopravvento sulla voglia di farla finita. Così, il 59enne di Brenta sparito da casa ieri mattina ha raccolto le ultime forze ed è uscito dall’auto che aveva incendiato e si è salvato la vita.
Si sono chiuse così, verso le 16.20 di ieri, le ore di angoscia per l’uomo, residente a Brenta ma molto noto a Laveno Mombello dove svolgeva la sua professione di ottico. Quando una passante, in una strada carrabile di Rancio Valcuvia, nei boschi che scendono dal Brinzio, proprio nei pressi del bivio che porta a Masciago Primo o verso Bedero Valcuvia ha segnalato l’auto in fiamme le forze di ricerca schierate al campo base di Brenta hanno trattenuto il respiro e dato il via all’intervento di salvataggio. E sul posto dopo aver trovato la persona vicino all’auto, a terra, con ustioni piuttosto gravi al volto e agli arti ma vivo, hanno capito di essere riusciti ad evitare una tragedia. Obiettivo raggiunto grazie all’imponente schieramento di uomini, quasi cinquanta, e mezzi che fin dalla mattinata si sono messi sulle tracce del 59enne, sparito da casa con l’intenzione di farla finita, a bordo della sua Citroen Saxo verde. Circostanza che ha reso febbrili tutte le operazioni di ricerca.
Dopo che gli ultimi sms sono partiti dalla cellula di Castello Cabiaglio, dove attorno alle 12.30 i vigili del fuoco di Varese hanno attivato un posto avanzato di ricerca, con campo base dove sono confluite diverse unità Saf dei pompieri, cani da ricerca e gli uomini del Cnsas, il soccorso alpino di Varese. Dall’alto la zona è stata monitorata da un elicottero del gruppo volo Malpensa. Poi le ricerche si sono concentrate più vicino a Brenta con un nuovo campo base allestito al campo sportivo. Tentativi di individuazione culminati della segnalazione delle 16.20 che ha permesso a Protezione civile, vigili del fuoco e sanitari del 118 di raggiungere la stradina boschiva e prestare i primi soccorsi all’uomo.
Qui le squadre di recupero hanno individuato l’auto avvolta dalla fiamme, e il 59enne a terra, ferito seriamente ma ancora cosciente. Dall’analisi delle targhe, poi, è arrivata la conferma che si trattava proprio dell’uomo scomparso da Brenta con l’intenzione, stando a quando dichiarato dagli stessi familiari ai carabinieri, di farla finita. Tentativo che ha provato a portare a termine incendiando la sua vettura e chiudendosi all’interno, con anche una piccola bomba del gas, salvo poi desistere in extremis. Così l’ottico ha trovato l’istinto necessario per gettarsi all’esterno e non consumare fino in fondo il drammatico tentativo di suicidio. Una volta medicato sul posto ambulanza e auto medica lo hanno immediatamente trasferito al pronto soccorso dell’ospedale di Varese. Qui i medici lo hanno sottoposto a tutti gli accertamenti e le cure del caso: le sue condizioni sono critiche ma non tali da metterne in pericolo la vita. (30 luglio)
CUVIO “Una fine atroce. Qualcosa di difficile anche solo da immaginare. Impossibile pensare che un uomo possa decidere di farla finita così”. A Cuveglio, Rancio Valcuvia e Cuvio, tre paesi finiti involontariamente nel triangolo dell’orrore dopo il macabro ritrovamento di ieri, con quell’auto ridotta in cenere e i resti di un uomo all’interno, così si commenta il dramma. Dramma ancora senza spiegazioni con due soli punti fermi: il luogo e la presenza di una vittima.
L’ORRORE NEI BOSCHI
Tutto è partito dal Rin. Una linea di terra che tagli i boschi a cavallo tra Cuveglio e Rancio Valcuvia. Rin, il nome della località, noto solo a chi da queste parti cerca funghi o coltiva i campi. Oltre un chilometro di sterrato, attraversato perfino da un torrente che chiunque sia arrivato nel luogo dove l’auto è stata rinvenuta ha dovuto guadare. Qui, in una conca laterale alla strada di montagna, i carabinieri di Cuvio e quelli dalla Compagnia di Luino ieri, intorno alle 12, si sono trovati di fronte ad una scena raccapricciante. Un’auto completamente carbonizzata, con la carrozzeria sciolta, gli interni inesistenti al pari degli pneumatici, consumati dalla furia del fuoco. All’interno, riverso sul sedile, quello che restava di un corpo umano. A scorgere per primo la carcassa e il dramma che si è consumato al suo interno un uomo a spasso nei boschi. Uscito per una scampagnata nella zona boschiva che costeggia, salendo verso la montagna del San Martino, la statale 394, la strada che, passando lungo il fondovalle, collega Cittiglio a Luino ha scoperto l’orrore. Orrore, delitto o suicidio che sia, che per essere consumato ha richiesto un luogo isolato. Lontano dalle abitazioni, dagli occhi della gente. Completamente immerso nel verde e nell’oscurità. Con i raggi del solo che filtrano a fatica tra la vegetazione anche in pieno giorno.
FINE TERRIBILE SENZA SPIEGAZIONI
Impossibile, almeno per ora, ricostruire con precisione l’accaduto. Ai carabinieri, infatti, non resta che far partire le indagini dai pochi dati concreti che hanno in mano. L’auto, tanto per cominciare. Da resti del veicolo quasi cancellato dalle fiamme i militari dell’Arma sono risaliti al modello, una “Mitsubishi space”. Ora si trova in un capannone della Carozzeria Torcaso di Cuveglio. Completamente carbonizzata, coperta con un telo di plastica trasparente, assomiglia solo vagamente ad un mezzo di trasporto con tutto ciò di infiammabile divorato dal fuoco e lo scheletro di metallo annerito e corroso. Apparteneva ad un uomo di 59 anni, separato, residente a Cuvio. I carabinieri sono risaliti a lui dalla targa del veicolo. Ma dell’uomo per ora si sa soltanto che manca da casa dalla serata di martedì. Dopo una lite con alcuni familiari, infatti, si è allontanato, adirato, dall’abitazione, proprio a bordo del mezzo ritrovato ancora fumante al Rin.
IN PAESE REGNA L’INCREDULITÀ
Così a Cuvio queste per i familiari, in attesa che gli esami autoptici e i controlli scientifici, confermino o meno l’identità della vittima sono ore di angoscia. Angoscia vissuta con apprensione dal paese dove la notizia arriva solo con il passaparola e senza alcun dettaglio. “Non ne sapevo nulla – ammette infatti il vicesindaco di Cuvio, Bruno Furigo – e soprattutto ignoravo che l’auto ritrovata nei boschi tra Cuveglio e Rancio Valcuvia appartenesse ad un uomo residente qui. Attendiamo conferme per la giornata di oggi”. Reazioni stupite, incredule. Come se il paese tentasse di proteggersi dall’orrore di una vita cancellata dal fuoco. Forse anche volontariamente. E anche a Cuveglio e Rancio, del ritrovamento si conoscono davvero pochi dettagli. Nei bar, nelle piazze, la notizia non è ancora arrivata. E, dove invece ha fatto breccia, continua ad accendere punti interrogativi. “Chissà cosa è successo – sussurrano a taccuini chiusi per le via di Cuvio – e se si è trattato di un gesto volontario o di un delitto”. Interrogativi, dal sapore di giallo, che per ora rimangono sospesi. Anche perché solo dopo che con certezza si sarà arrivati all’identità del corpo carbonizzato, potranno arrivare elementi utili alla risoluzione del caso. (24 luglio)
CUVEGLIO Ore d’angoscia e di dolore. Scandite dal macabro mistero su una fine orribile che ha colpito l’uomo ritrovato nei boschi del Rin, tra Cuveglio e Rancio Valcuvia. Nonostante il cadavere carbonizzato, rinvenuto mercoledì verso mezzogiorno nella “Mitsubishi space” incenerita, non sia stato ancora identificato si fa largo, in Valcuvia, l’ipotesi più terribile. Quella di una drammatica disgrazia di cui Luciano Pandolfi si sarebbe reso protagonista. Questa, infatti, sembra proprio essere l’identità del proprietario del veicolo: per ora unico punto fermo della vicenda. L’uomo, 59 anni, separato, è stato per diversi anni residente a Cuvio, dove la sua famiglia di origini milanesi si era trasferita. Poi da alcuni mesi si era spostato a Rancio Valcuvia. Notissimo, comunque, in paese anche per essere stato per diversi anni colui che gestiva il “Circolo” di Cuvio, vero e proprio crocevia del borgo valcuviano. “Posso dire che ora spero soltanto che non sia lui l’uomo deceduto nell’autp – conferma il vicesindaco di Cuvio, Bruno Furigo - anche se tutti gli indizi ci portano verso la tragedia. Lo conoscevo bene: gran lavoratore e persona cordiale. Poi negli ultimi anni ci siamo un po’ persi di vista per i diversi impegni ma il dispiacere che vivo ora è davvero tanto”. Anche i familiari, del resto, confermano il suo allontanamento da casa. Quasi una fuga. Nella serata di martedì l’uomo, dopo una lite con alcuni familiari, al termine della quale sarebbero intervenuti anche i carabinieri, avrebbe lasciato l’abitazione adirato, a bordo del mezzo. Occorreranno però ancora diverse ore, giorni probabilmente, prima di arrivare alla conferma dei sospetti più dolorosi per i parenti. Nel luogo dove si è consumato il dramma, infatti, non sono state rinvenute altre tracce utili all’identificazione dei resti umani che apparivano quasi completamente carbonizzati. Pochi dettagli, dunque, per indirizzare le indagini verso un’ipotesi preferenziale. Così in attesa dell’autopsia e di esami scientifici più approfonditi, la salma è stata portata all’ospedale di Varese a disposizione del sostituto procuratore di turno, la dottoressa Sara Pozzetti. Il magistrato ha aperto un fascicolo per “atti relativi”. Senza cioè, presumere al momento, alcuna ipotesi di reato. Questo in attesa del pronunciamento dell’anatomopatologo chiamato ad eseguire l’esame autoptico e a confrontare Dna e impronte dentali con quelle del proprietario della vettura. Parallelamente, continuano anche gli accertamenti a cura del nucleo operativo e radiomobile di Luino e della stazione Cuvio, sempre con lo scopo di risalire all’identità della persona e alle circostanze in cui è maturato il rogo mortale. E a questo punto non si può davvero escludere quella di un devastante gesto volontario. Di sicuro, la località, nota solo a chi da queste parti cerca funghi o coltiva i campi, potrebbe far pensare ad un gesto estremo. Oltre un chilometro di sterrato, attraversato perfino da un torrente che chiunque sia arrivato nel luogo dove l’auto è stata rinvenuta ha dovuto guadare. Qui si è consumato l’orrore con il corpo incenerito e l’auto sciolta dal fuoco. A scorgere per primo la carcassa e il dramma che si è consumato al suo interno un uomo a spasso nei boschi. Uscito per una scampagnata nella zona boschiva che costeggia, salendo verso la montagna del San Martino, la statale 394, la strada che, passando lungo il fondovalle, collega Cittiglio a Luino ha scoperto l’orrore. Aprendo un giallo la cui soluzione potrebbe essere davvero drammatica. (25 luglio)
RANCIO VALCUVIA Quando il fuoco lo stava per avvolgere, con il rischio anche di un’esplosione per la presenza di una bomboletta del gas, l’istinto ha avuto il sopravvento sulla voglia di farla finita. Così, il 59enne di Brenta sparito da casa ieri mattina ha raccolto le ultime forze ed è uscito dall’auto che aveva incendiato e si è salvato la vita.
Si sono chiuse così, verso le 16.20 di ieri, le ore di angoscia per l’uomo, residente a Brenta ma molto noto a Laveno Mombello dove svolgeva la sua professione di ottico. Quando una passante, in una strada carrabile di Rancio Valcuvia, nei boschi che scendono dal Brinzio, proprio nei pressi del bivio che porta a Masciago Primo o verso Bedero Valcuvia ha segnalato l’auto in fiamme le forze di ricerca schierate al campo base di Brenta hanno trattenuto il respiro e dato il via all’intervento di salvataggio. E sul posto dopo aver trovato la persona vicino all’auto, a terra, con ustioni piuttosto gravi al volto e agli arti ma vivo, hanno capito di essere riusciti ad evitare una tragedia. Obiettivo raggiunto grazie all’imponente schieramento di uomini, quasi cinquanta, e mezzi che fin dalla mattinata si sono messi sulle tracce del 59enne, sparito da casa con l’intenzione di farla finita, a bordo della sua Citroen Saxo verde. Circostanza che ha reso febbrili tutte le operazioni di ricerca.
Dopo che gli ultimi sms sono partiti dalla cellula di Castello Cabiaglio, dove attorno alle 12.30 i vigili del fuoco di Varese hanno attivato un posto avanzato di ricerca, con campo base dove sono confluite diverse unità Saf dei pompieri, cani da ricerca e gli uomini del Cnsas, il soccorso alpino di Varese. Dall’alto la zona è stata monitorata da un elicottero del gruppo volo Malpensa. Poi le ricerche si sono concentrate più vicino a Brenta con un nuovo campo base allestito al campo sportivo. Tentativi di individuazione culminati della segnalazione delle 16.20 che ha permesso a Protezione civile, vigili del fuoco e sanitari del 118 di raggiungere la stradina boschiva e prestare i primi soccorsi all’uomo.
Qui le squadre di recupero hanno individuato l’auto avvolta dalla fiamme, e il 59enne a terra, ferito seriamente ma ancora cosciente. Dall’analisi delle targhe, poi, è arrivata la conferma che si trattava proprio dell’uomo scomparso da Brenta con l’intenzione, stando a quando dichiarato dagli stessi familiari ai carabinieri, di farla finita. Tentativo che ha provato a portare a termine incendiando la sua vettura e chiudendosi all’interno, con anche una piccola bomba del gas, salvo poi desistere in extremis. Così l’ottico ha trovato l’istinto necessario per gettarsi all’esterno e non consumare fino in fondo il drammatico tentativo di suicidio. Una volta medicato sul posto ambulanza e auto medica lo hanno immediatamente trasferito al pronto soccorso dell’ospedale di Varese. Qui i medici lo hanno sottoposto a tutti gli accertamenti e le cure del caso: le sue condizioni sono critiche ma non tali da metterne in pericolo la vita. (30 luglio)
CUVIO “Una fine atroce. Qualcosa di difficile anche solo da immaginare. Impossibile pensare che un uomo possa decidere di farla finita così”. A Cuveglio, Rancio Valcuvia e Cuvio, tre paesi finiti involontariamente nel triangolo dell’orrore dopo il macabro ritrovamento di ieri, con quell’auto ridotta in cenere e i resti di un uomo all’interno, così si commenta il dramma. Dramma ancora senza spiegazioni con due soli punti fermi: il luogo e la presenza di una vittima.
L’ORRORE NEI BOSCHI
Tutto è partito dal Rin. Una linea di terra che tagli i boschi a cavallo tra Cuveglio e Rancio Valcuvia. Rin, il nome della località, noto solo a chi da queste parti cerca funghi o coltiva i campi. Oltre un chilometro di sterrato, attraversato perfino da un torrente che chiunque sia arrivato nel luogo dove l’auto è stata rinvenuta ha dovuto guadare. Qui, in una conca laterale alla strada di montagna, i carabinieri di Cuvio e quelli dalla Compagnia di Luino ieri, intorno alle 12, si sono trovati di fronte ad una scena raccapricciante. Un’auto completamente carbonizzata, con la carrozzeria sciolta, gli interni inesistenti al pari degli pneumatici, consumati dalla furia del fuoco. All’interno, riverso sul sedile, quello che restava di un corpo umano. A scorgere per primo la carcassa e il dramma che si è consumato al suo interno un uomo a spasso nei boschi. Uscito per una scampagnata nella zona boschiva che costeggia, salendo verso la montagna del San Martino, la statale 394, la strada che, passando lungo il fondovalle, collega Cittiglio a Luino ha scoperto l’orrore. Orrore, delitto o suicidio che sia, che per essere consumato ha richiesto un luogo isolato. Lontano dalle abitazioni, dagli occhi della gente. Completamente immerso nel verde e nell’oscurità. Con i raggi del solo che filtrano a fatica tra la vegetazione anche in pieno giorno.
FINE TERRIBILE SENZA SPIEGAZIONI
Impossibile, almeno per ora, ricostruire con precisione l’accaduto. Ai carabinieri, infatti, non resta che far partire le indagini dai pochi dati concreti che hanno in mano. L’auto, tanto per cominciare. Da resti del veicolo quasi cancellato dalle fiamme i militari dell’Arma sono risaliti al modello, una “Mitsubishi space”. Ora si trova in un capannone della Carozzeria Torcaso di Cuveglio. Completamente carbonizzata, coperta con un telo di plastica trasparente, assomiglia solo vagamente ad un mezzo di trasporto con tutto ciò di infiammabile divorato dal fuoco e lo scheletro di metallo annerito e corroso. Apparteneva ad un uomo di 59 anni, separato, residente a Cuvio. I carabinieri sono risaliti a lui dalla targa del veicolo. Ma dell’uomo per ora si sa soltanto che manca da casa dalla serata di martedì. Dopo una lite con alcuni familiari, infatti, si è allontanato, adirato, dall’abitazione, proprio a bordo del mezzo ritrovato ancora fumante al Rin.
IN PAESE REGNA L’INCREDULITÀ
Così a Cuvio queste per i familiari, in attesa che gli esami autoptici e i controlli scientifici, confermino o meno l’identità della vittima sono ore di angoscia. Angoscia vissuta con apprensione dal paese dove la notizia arriva solo con il passaparola e senza alcun dettaglio. “Non ne sapevo nulla – ammette infatti il vicesindaco di Cuvio, Bruno Furigo – e soprattutto ignoravo che l’auto ritrovata nei boschi tra Cuveglio e Rancio Valcuvia appartenesse ad un uomo residente qui. Attendiamo conferme per la giornata di oggi”. Reazioni stupite, incredule. Come se il paese tentasse di proteggersi dall’orrore di una vita cancellata dal fuoco. Forse anche volontariamente. E anche a Cuveglio e Rancio, del ritrovamento si conoscono davvero pochi dettagli. Nei bar, nelle piazze, la notizia non è ancora arrivata. E, dove invece ha fatto breccia, continua ad accendere punti interrogativi. “Chissà cosa è successo – sussurrano a taccuini chiusi per le via di Cuvio – e se si è trattato di un gesto volontario o di un delitto”. Interrogativi, dal sapore di giallo, che per ora rimangono sospesi. Anche perché solo dopo che con certezza si sarà arrivati all’identità del corpo carbonizzato, potranno arrivare elementi utili alla risoluzione del caso. (24 luglio)
CUVEGLIO Ore d’angoscia e di dolore. Scandite dal macabro mistero su una fine orribile che ha colpito l’uomo ritrovato nei boschi del Rin, tra Cuveglio e Rancio Valcuvia. Nonostante il cadavere carbonizzato, rinvenuto mercoledì verso mezzogiorno nella “Mitsubishi space” incenerita, non sia stato ancora identificato si fa largo, in Valcuvia, l’ipotesi più terribile. Quella di una drammatica disgrazia di cui Luciano Pandolfi si sarebbe reso protagonista. Questa, infatti, sembra proprio essere l’identità del proprietario del veicolo: per ora unico punto fermo della vicenda. L’uomo, 59 anni, separato, è stato per diversi anni residente a Cuvio, dove la sua famiglia di origini milanesi si era trasferita. Poi da alcuni mesi si era spostato a Rancio Valcuvia. Notissimo, comunque, in paese anche per essere stato per diversi anni colui che gestiva il “Circolo” di Cuvio, vero e proprio crocevia del borgo valcuviano. “Posso dire che ora spero soltanto che non sia lui l’uomo deceduto nell’autp – conferma il vicesindaco di Cuvio, Bruno Furigo - anche se tutti gli indizi ci portano verso la tragedia. Lo conoscevo bene: gran lavoratore e persona cordiale. Poi negli ultimi anni ci siamo un po’ persi di vista per i diversi impegni ma il dispiacere che vivo ora è davvero tanto”. Anche i familiari, del resto, confermano il suo allontanamento da casa. Quasi una fuga. Nella serata di martedì l’uomo, dopo una lite con alcuni familiari, al termine della quale sarebbero intervenuti anche i carabinieri, avrebbe lasciato l’abitazione adirato, a bordo del mezzo. Occorreranno però ancora diverse ore, giorni probabilmente, prima di arrivare alla conferma dei sospetti più dolorosi per i parenti. Nel luogo dove si è consumato il dramma, infatti, non sono state rinvenute altre tracce utili all’identificazione dei resti umani che apparivano quasi completamente carbonizzati. Pochi dettagli, dunque, per indirizzare le indagini verso un’ipotesi preferenziale. Così in attesa dell’autopsia e di esami scientifici più approfonditi, la salma è stata portata all’ospedale di Varese a disposizione del sostituto procuratore di turno, la dottoressa Sara Pozzetti. Il magistrato ha aperto un fascicolo per “atti relativi”. Senza cioè, presumere al momento, alcuna ipotesi di reato. Questo in attesa del pronunciamento dell’anatomopatologo chiamato ad eseguire l’esame autoptico e a confrontare Dna e impronte dentali con quelle del proprietario della vettura. Parallelamente, continuano anche gli accertamenti a cura del nucleo operativo e radiomobile di Luino e della stazione Cuvio, sempre con lo scopo di risalire all’identità della persona e alle circostanze in cui è maturato il rogo mortale. E a questo punto non si può davvero escludere quella di un devastante gesto volontario. Di sicuro, la località, nota solo a chi da queste parti cerca funghi o coltiva i campi, potrebbe far pensare ad un gesto estremo. Oltre un chilometro di sterrato, attraversato perfino da un torrente che chiunque sia arrivato nel luogo dove l’auto è stata rinvenuta ha dovuto guadare. Qui si è consumato l’orrore con il corpo incenerito e l’auto sciolta dal fuoco. A scorgere per primo la carcassa e il dramma che si è consumato al suo interno un uomo a spasso nei boschi. Uscito per una scampagnata nella zona boschiva che costeggia, salendo verso la montagna del San Martino, la statale 394, la strada che, passando lungo il fondovalle, collega Cittiglio a Luino ha scoperto l’orrore. Aprendo un giallo la cui soluzione potrebbe essere davvero drammatica. (25 luglio)
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