VENEGONO INFERIORE Micaela Trotta e Massimo Ausili, diventati genitori il 13 ottobre del 2006, sul nome della loro bambina avevano un’idea ben precisa. Volevano chiamarla Andrea. Tuttavia oggi la piccola, all’età di quasi 2 anni, ha dovuto cambiare nome. Già, perché quello che i suoi genitori hanno scelto per lei, secondo la legge italiana, non va bene. La querelle giuridico - burocratica si è scatenata sin dall’indomani della nascita della piccola Andrea, nel momento dell’iscrizione della neonata all’anagrafe comunale di Venegono Inferiore.
"La mattina di sabato 14 ottobre mio marito è andato in comune per iscrivere Andrea all’anagrafe – racconta Micaela - e, dopo aver compilato il foglio, l’ufficiale di stato civile non ha accettato il nome, trattando mio marito in malo modo, salvo poi fargli firmare una dichiarazione scritta con la quale mio marito si assumeva tutte le responsabilità del caso e rilasciargli tutti i documenti". Ben presto, però, quello che sembrava essere un piccolo diverbio si è trasformato in una vera e propria odissea. "A poche settimane di distanza è arrivato a casa il codice fiscale femminile di Andrea – continua la mamma -, seguito dopo una settimana da quello maschile. Anche questa faccenda è stata risolta, è bastato andare agli uffici finanziari e chiarire il dilemma". Passa circa un anno, quando la piccola Andrea già muoveva i primi passi, a casa di mamma Micaela e papà Massimo si presenta un ufficiale giudiziario con una notifica del tribunale: "Un documento che ci invitava a comparire davanti al giudice il 7 febbraio 2008, appellandosi all’articolo 35 del nuovo ordinamento dello stato civile secondo cui in Italia Andrea è un nome da maschio e noi avremmo dovuto cambiare il nome alla nostra bambina. Siamo andati davanti al giudice e ce ne hanno dette di tutti i colori, facendoci sentire alla stregua dei delinquenti, accusandoci di avere rovinato la vita a nostra figlia mettendogli il nome Andrea". "Andrea per me è un nome femminile – si sfoga Micaela – ed è assurdo che io non abbia la libertà di decidere il nome che voglio per mia figlia. La questione è ancora più assurda se si pensa che uno straniero che viene in Italia e vuole mettere il nome Andrea può farlo senza problemi".
Il tribunale aveva la facoltà di cambiare il nome di Andrea in Andreina o Edoarda (visto che è nata il giorno di sant’Edoardo), tuttavia ha lasciato la facoltà ai genitori di scegliere un nuovo nome per la piccina. "Abbiamo chiesto la possibilità di chiamarla Andrea Gaia – racconta mamma Micaela -, almeno in questo modo il primo nome sarebbe rimasto quello scelto da noi, invece per tutta risposta il tribunale ha decretato che il nome di nostra figlia è Gaia Andrea. Un cambio che comporta nuovi documenti, nuovo stress e una grande rabbia, soprattutto quando pensiamo che tutto questo poteva essere evitato con una corretta informazione da parte dell’anagrafe del comune di Venegono Inferiore".
"La mattina di sabato 14 ottobre mio marito è andato in comune per iscrivere Andrea all’anagrafe – racconta Micaela - e, dopo aver compilato il foglio, l’ufficiale di stato civile non ha accettato il nome, trattando mio marito in malo modo, salvo poi fargli firmare una dichiarazione scritta con la quale mio marito si assumeva tutte le responsabilità del caso e rilasciargli tutti i documenti". Ben presto, però, quello che sembrava essere un piccolo diverbio si è trasformato in una vera e propria odissea. "A poche settimane di distanza è arrivato a casa il codice fiscale femminile di Andrea – continua la mamma -, seguito dopo una settimana da quello maschile. Anche questa faccenda è stata risolta, è bastato andare agli uffici finanziari e chiarire il dilemma". Passa circa un anno, quando la piccola Andrea già muoveva i primi passi, a casa di mamma Micaela e papà Massimo si presenta un ufficiale giudiziario con una notifica del tribunale: "Un documento che ci invitava a comparire davanti al giudice il 7 febbraio 2008, appellandosi all’articolo 35 del nuovo ordinamento dello stato civile secondo cui in Italia Andrea è un nome da maschio e noi avremmo dovuto cambiare il nome alla nostra bambina. Siamo andati davanti al giudice e ce ne hanno dette di tutti i colori, facendoci sentire alla stregua dei delinquenti, accusandoci di avere rovinato la vita a nostra figlia mettendogli il nome Andrea". "Andrea per me è un nome femminile – si sfoga Micaela – ed è assurdo che io non abbia la libertà di decidere il nome che voglio per mia figlia. La questione è ancora più assurda se si pensa che uno straniero che viene in Italia e vuole mettere il nome Andrea può farlo senza problemi".
Il tribunale aveva la facoltà di cambiare il nome di Andrea in Andreina o Edoarda (visto che è nata il giorno di sant’Edoardo), tuttavia ha lasciato la facoltà ai genitori di scegliere un nuovo nome per la piccina. "Abbiamo chiesto la possibilità di chiamarla Andrea Gaia – racconta mamma Micaela -, almeno in questo modo il primo nome sarebbe rimasto quello scelto da noi, invece per tutta risposta il tribunale ha decretato che il nome di nostra figlia è Gaia Andrea. Un cambio che comporta nuovi documenti, nuovo stress e una grande rabbia, soprattutto quando pensiamo che tutto questo poteva essere evitato con una corretta informazione da parte dell’anagrafe del comune di Venegono Inferiore".
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