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venerdì 29 agosto 2008

Accolti a braccia aperte

TRADATE È il primo percorso consigliato per cicloamatori che si incontra sul sito internet dei Mondiali di ciclismo. Quella della Pineta di Appiano e Tradate è la prima tappa che il turista dei pedali deve affrontare per conoscere il territorio dei sette laghi: piuttosto agevole, ricco di verde, tranquillo e abbastanza lontano dalle auto. Queste le sue credenziali. Offerte allettanti che abbiamo voluto testare. Così, con le indicazioni fornite dal sito alla mano siamo partiti da Tradate “verso nord, in direzione Venegono Inferiore”, attraversato il paese siamo arrivati a Venegono Superiore, da lì ci siamo immersi nello splendido paesaggio agricolo che separa il paese dalla provincia di Como e da Binago. Percorsa la strada verso Figliaro, abbiamo attraversato il paese “scendendo verso sud, tenendo ancora la destra in direzione Castelnuovo Bozzente”. Qui l’ambiente agreste lascia posto alla Pineta di Appiano. Fino a questo punto la nostra gita procede senza grosse complicazioni, salvo quelle dettate dal nostro scarso allenamento, le strade sono agevoli e, complice anche il periodo vacanziero, poco frequentate dalle automobili. L’unica vera pecca che riscontriamo fino a questo punto è rappresentata dalla mancanza di una segnaletica dedicata che faciliterebbe non poco la ricerca del percorso giusto. Seguendo le scarne indicazioni fornite dal sito dei mondiali non è sempre facile districarsi tra le strade e le stradine che si incontrano lungo il tragitto. punto è rappresentata dalla mancanza di una segnaletica dedicata che faciliterebbe non poco la ricerca del percorso giusto. Seguendo le scarne indicazioni fornite dal sito dei mondiali non è sempre facile districarsi tra le strade e le stradine che si incontrano sul percorso. Un quadro, che nei panni di amatori del pedale, abbiamo incontrato non senza qualche sorpresa. Ad accoglierci, nel fresco della pineta, non sono stati colleghi delle due ruote ma un vero e proprio plotone di prostitute. Provocanti, seminude in pieno pomeriggio, non fanno nulla per passare inosservate. Richiamano senza sosta l'attenzione dell'automobilista, del pedone e persino del ciclista. di chiunque, insomma, si ritrovi all'ombra della pineta: per caso, per sport, o per scelta. Dal ciglio della strada invadono la carreggiata, invitandoti a rallentare e ad approfittare di pochi istanti di piacere frugale. E noi “ciclisti” siamo costretti a fare lo slalom tra l’offerta di sesso a pagamento, gli inviti ammiccanti, le auto che innestata la freccia si accostano all’improvviso e le professioniste, loro malgrado, della prostituzione da strada. Per loro ogni uomo è potenziale cliente. Soldi per tirare a campare. Pochi spicci per una prestazione. 30 o addirittura 20 gli euro che chiedono per concedersi pochi istanti di "intimo piacere", consumato tra le frasche del bosco, e poi via, lungo il tragitto mondiale. Certo, che qui si potessero incontrare movimenti poco limpidi, era un sospetto. Ma le certezze e i numeri dello “spettacolo” finiscono per disorientarci proprio nel cuore della pedalate. Nell’angolo più verde del primo tra i circuiti “iridati” a catturare l’attenzione sono piuttosto i colori sgargianti dei microvestiti. I tacchi altissimi che mal si conciliano con le stradine sterrate della pineta, le offerte che ti piovono addosso come borracce in una gara ciclistica. Loro sono tutte nigeriane: giovani e giovanissime. Ne abbiamo contate almeno 25. E ad alcune, con difficoltà, avresti dato 18 anni. Situazione difficilmente tollerabile. Specialmente se avviene in un percorso consigliato al turista. Immaginatevi la famiglia di turisti tedeschi, mamma, papà e tre figli al seguito. Ansiosi di conoscere il Varesotto e catapultati, invece, in quello che a tutti gli effetti è tour del sesso in bella mostra. Ma senza scomodare famiglie straniere, anche per noi, ciclisti con poca esperienza, la pedalata è stata tutt’altro che rilassante. Con le gambe sui pedali, per mulinare chilometri e gli occhi all'assurdo mercato della prostituzione in pieno giorno. Perché se la scena del ciclista inseguito dalle “ragazze di strada” può far sorridere una volta, ripetuta all’eccesso diventa fastidio. Alla fine del nostro giro, nei pochi chilometri delle strade della Pineta, abbiamo contato infatti, 25 schiave del sesso, 8 in provincia di Como e 17 in provincia di Varese. Realtà visibile, troppo, ma che nessuno vuole vedere.

1 commento:

Altra Tradate ha detto...

Avete proprio ragione: tutti fanno finta di non vedere!
Il problema, anzi la tragedia umana è affrontata solo dal punto di vista del decoro.

Correre dietro, come è stato fatto in passato, a quelle ragazze con roccamboleschi inseguimenti della Polizia Locale e Carabinieri in mocassini nel sottobosco non serve a nulla. La ragazza poi ritorna. Se non lei un'altra. Non sono spazzatura da portare in discarica, ma persone da aiutare.

Per affrontare davvero il problema sarebbe necessario aiutare nei fatti le associazioni di volontari che già portano aiuto a quelle schiave.

Invece di comprare e demolire il Bar Mulino per farci una rotonda (l'ennesima), perchè non farci un centro di volontariato e una cooperativa di recupero?

Il messaggio di Tradate deve essere: mi porti le tue schiave sul mio territorio? Bene, te le tolgo dalla strada e le inserisco nella vita civile. Tradate diventerebbe off-limits per i papponi, che rischierebbero di perdere le loro "lavoratrici".

Ma la politica qui predilige l'operazione di facciata, la caccia alle lucciole, la cacciata delle extracomunitarie senza permesso di soggiorno e il pezzo in prima pagina. I primi a dire che questo sistema non funziona sono proprio le forze dell'ordine e coloro che lavorano nelle associazioni di volontariato.

Ricambio i complimenti che ci avete fatto, anche voi siete grandi e fate indagini interessanti" ;-)

Ciao da Altra Tradate
(l'idraulico)