BESANO Operazione "Jurassic Park" compiuta: il salvataggio di un probabile Patrimonio dell’Umanità è andato a buon fine. Il blitz è scattato ieri mattina all’alba ed ha raggiunto il suo scopo, quello di sequestrare e quindi rimettere in sicurezza i reperti “dimenticati” al Sasso Caldo di Besano. Si tratta di fossili dall’altro valore scientifico, strappati alla montagna nel corso dell’ultima campagna di scavi diretta dal Museo Civico di Storia Naturale di Milano e poi sospesa da circa 3 anni. Fossili che sono stati abbandonati in una baracca incustodita, alla mercè di predoni e sciacalli culturali. Una situazione ampiamente documentata da alcuni servizi pubblicati da La Provincia di Varese nelle scorse settimane. Ed è proprio partendo dai servizi pubblicati su queste colonne che gli uomini della Digos di Varese si sono interessati al caso, ipotizzando reati contro il patrimonio e ai danni della pubblica amministrazione. Infatti, fin dalle prime ore della mattinata di ieri, gli agenti della Sezione investigativa della Digos di Varese sono entrati in azione, coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica di Varese Raffaella Zappatini, per compiere alcune perquisizioni e per portare a termine il sequestro dei fossili.
Cinque gli obbiettivi dell’operazione: gli scavi del Sasso Caldo di Besano, il Museo Civico di Storia Naturale di Milano, il museo di Paleontologia di Besano oltre a due perquisizioni domiciliari nei confronti di T.G., conservatore di paleontologia al Museo Civico di Milano nonché direttore scientifico della scavo di “Sasso Caldo” e di P.G., titolare di Fossilia, una società specializzata nel commercio di fossili, nonché direttore del Museo Paleontologico di Besano. In capo ai due ora pendono accuse pesanti, entrambi sono infatti indagati per truffa aggravata ai danni dello Stato e di una sequela di reati riguardanti la sfera dei beni culturali. Oltre alla gestione approssimativa degli scavi di Besano e del patrimonio fossilifero, al vaglio degli inquirenti ci sarebbero anche altri comportamenti illeciti, che vanno dalla sottrazione di fossili fino al loro commercio. Si tratta di situazioni normate dal codice Urbani del 2004 che, ad esempio, vieta la raccolta e la detenzione, anche per il solo per uso privato, di materiale geologico e paleontologico. Entrambi gli indagati, stando a quanto è dato di sapere, si sarebbero dichiarati estranei ai fatti contestati.
Ma andiamo con ordine. Ieri, di prima mattina, alcuni agenti della questura di Varese si sono “arrampicati” fino agli scavi del Monte San Giorgio, a Besano, dove hanno inventariato e sequestrato una cinquantina di pietre contenenti reperti fossili, principalmente ossa e scaglie, appartenuti ad almeno due diversi tipi di animali preistorici. Si tratta dei fossili “dimenticati” nel capanno, dove sono stati trovati già divisi per specie. Secondo una prima valutazione, che sarà comunque oggetto di approfondimenti, un primo gruppo di reperti fossili apparterrebbe ad un Ittiosauro, un rettile acquatico pisciforme, che popolava i mari nel periodo compreso tra il Triassico e il Cretaceo. Il secondo gruppo di reperti, più consistente e completo del precedente, sarebbe riconducibile ad un Colobodus, un pesce vissuto nel Triassico e catapultato fino ai giorni nostri imprigionato nelle rocce del Monte San Giorgio, in splendide condizioni di conservazione. Difficile azzardare ipotesi sul terzo gruppo di reperti che potrebbe sempre essere parte del Colobodus come di un altro pesce preistorico. Per avere certezze in merito alla natura dei fossili recuperati a Besano dagli uomini della Digos varesina, occorrerà attendere l’esito delle probabili perizie che verranno eseguite sul materiale sequestrato.
*
Nelle stesse ore altri agenti erano impegnati nella perquisizione del Museo civico di storia naturale di Milano dove sono stati inventariati e sequestrati oltre cento pezzi di roccia, tutti contenenti materiale fossile proveniente dal sito di Besano. Le pietre, custodite negli armadi del magazzino del museo, a tre anni dalla chiusura degli scavi non erano state ancora catalogate, come invece previsto dalle normative sui beni culturali. Non sarebbero invece emersi elementi di rilievo dalla perquisizione dell’abitazione di T.G., in casa dell’altro indagato, invece, sarebbero stati trovati alcuni fossili la cui origine deve ancora essere chiarita. Sempre nell’abitazione di P.G. gli agenti avrebbero posto sotto sequestro anche un capitello romano, un oggetto che per ovvie ragioni “anagrafiche” è estraneo all’operazione Jurassik Park, ma sulla cui detenzione l’indagato dovrà comunque fornire delucidazioni agli inquirenti: al pari dei reperti fossili anche i cimeli di epoca romana non possono essere infatti commerciati e nemmeno custoditi nelle abitazioni dei privati.
Cinque gli obbiettivi dell’operazione: gli scavi del Sasso Caldo di Besano, il Museo Civico di Storia Naturale di Milano, il museo di Paleontologia di Besano oltre a due perquisizioni domiciliari nei confronti di T.G., conservatore di paleontologia al Museo Civico di Milano nonché direttore scientifico della scavo di “Sasso Caldo” e di P.G., titolare di Fossilia, una società specializzata nel commercio di fossili, nonché direttore del Museo Paleontologico di Besano. In capo ai due ora pendono accuse pesanti, entrambi sono infatti indagati per truffa aggravata ai danni dello Stato e di una sequela di reati riguardanti la sfera dei beni culturali. Oltre alla gestione approssimativa degli scavi di Besano e del patrimonio fossilifero, al vaglio degli inquirenti ci sarebbero anche altri comportamenti illeciti, che vanno dalla sottrazione di fossili fino al loro commercio. Si tratta di situazioni normate dal codice Urbani del 2004 che, ad esempio, vieta la raccolta e la detenzione, anche per il solo per uso privato, di materiale geologico e paleontologico. Entrambi gli indagati, stando a quanto è dato di sapere, si sarebbero dichiarati estranei ai fatti contestati.
Ma andiamo con ordine. Ieri, di prima mattina, alcuni agenti della questura di Varese si sono “arrampicati” fino agli scavi del Monte San Giorgio, a Besano, dove hanno inventariato e sequestrato una cinquantina di pietre contenenti reperti fossili, principalmente ossa e scaglie, appartenuti ad almeno due diversi tipi di animali preistorici. Si tratta dei fossili “dimenticati” nel capanno, dove sono stati trovati già divisi per specie. Secondo una prima valutazione, che sarà comunque oggetto di approfondimenti, un primo gruppo di reperti fossili apparterrebbe ad un Ittiosauro, un rettile acquatico pisciforme, che popolava i mari nel periodo compreso tra il Triassico e il Cretaceo. Il secondo gruppo di reperti, più consistente e completo del precedente, sarebbe riconducibile ad un Colobodus, un pesce vissuto nel Triassico e catapultato fino ai giorni nostri imprigionato nelle rocce del Monte San Giorgio, in splendide condizioni di conservazione. Difficile azzardare ipotesi sul terzo gruppo di reperti che potrebbe sempre essere parte del Colobodus come di un altro pesce preistorico. Per avere certezze in merito alla natura dei fossili recuperati a Besano dagli uomini della Digos varesina, occorrerà attendere l’esito delle probabili perizie che verranno eseguite sul materiale sequestrato.
*
Nelle stesse ore altri agenti erano impegnati nella perquisizione del Museo civico di storia naturale di Milano dove sono stati inventariati e sequestrati oltre cento pezzi di roccia, tutti contenenti materiale fossile proveniente dal sito di Besano. Le pietre, custodite negli armadi del magazzino del museo, a tre anni dalla chiusura degli scavi non erano state ancora catalogate, come invece previsto dalle normative sui beni culturali. Non sarebbero invece emersi elementi di rilievo dalla perquisizione dell’abitazione di T.G., in casa dell’altro indagato, invece, sarebbero stati trovati alcuni fossili la cui origine deve ancora essere chiarita. Sempre nell’abitazione di P.G. gli agenti avrebbero posto sotto sequestro anche un capitello romano, un oggetto che per ovvie ragioni “anagrafiche” è estraneo all’operazione Jurassik Park, ma sulla cui detenzione l’indagato dovrà comunque fornire delucidazioni agli inquirenti: al pari dei reperti fossili anche i cimeli di epoca romana non possono essere infatti commerciati e nemmeno custoditi nelle abitazioni dei privati.
Nessun commento:
Posta un commento