VARESE La sensazione diffusa è che qualcosa negli equilibri del mondo stia cambiando radicalmente. Una sensazione alimentata dai venti di crisi che stanno spazzando tutti i principali mercati del pianeta. C’è chi pensa che il grande impero americano sia vicino al declino, altri sono certi del contrario.
"Oggi l’America, grazie soprattutto agli effetti dell’ideologia neoconservatrice, si sente come l’Impero romano dell’apogeo. E guarda noi europei nello stesso modo in cui i romani guardavano le province più lontane. Ma attenzione: c’è anche chi, in modo meno ottimista, considera ormai l’America “sovraestesa”, un impero che rischia di implodere".
Queste le parole che Alberto Pasolini Zanelli ha usato per introdurre una serata di presentazione del suo ultimo saggio “Imperi II”. Pasolini Zanelli è uno dei più attenti e affidabili commentatori di politica internazionale: giornalista, scrittore, polemista e decano del Giornale, ha scritto due libri in cui ha tentato una lettura delle gigantesche trasformazioni cui sono soggette le grandi potenze, gli Imperi, appunto. Ieri sera ha incontrato alcuni lettori in una sala da the, nel centro di Varese, intervistato da Mauro Della Porta Raffo assieme a Ferdinando Mezzetti. Pasolini Zanelli è un grande conoscitore degli Stati Uniti, dal 1984 vive a Washington e da allora racconta la storia dell’impero che più di tutti ha segnato l’evoluzione recente del mondo. Un paese che, a pochi giorni dal voto presidenziale, sta vivendo una grave impasse economica e finanziaria i cui effetti laceranti si stanno diffondendo ovunque, Europa compresa.
In questi giorni la parola recessione ricompare prepotentemente nei vocabolari degli analisti di mezzo mondo, le borse fanno le bizze e si parla senza riserve di crisi. Come viene vissuta la situazione negli Stati Uniti?
"Non mi sento all’altezza di fornire una risposta su questo tema. Quello che vedo è una corsa disperata e, da parte di Bush, un abbandono totale dell’ortodossia di cui si era fatto tutore. Questo, tutto sommato, lo dico in senso positivo: perché uno non può quando piove continuare a mettersi in bikini o viceversa. Trovo che Bush sia più flessibile di Mc Cain in proposito. Certo, non è uno specialista, ma ha governato per otto anni".
E ha pensato ad uno scenario possibile per il prossimo futuro?
"Tutto può succedere ma diciamo che, mettendola sullo scherzo, mentre la borsa di Mosca crolla e chiude l’esperimento ultraliberista della Russia, in America stanno costruendo il socialismo reale".
In che modo la crisi influenzerà le imminenti elezioni?
"I repubblicani sono visti dall’opinione pubblica americana come quelli che hanno tolto le tasse ai ricchi e che, di riflesso, hanno affondato l’economia. Questa cosa può favorire chiaramente Barack Obama, anche se lui non lo sa dire molto bene. Al contrario del suo vice, che martella, da vero demagogo. Se riescono a non attaccare immediatamente Mc Cain alla crisi, allora lui potrebbe farcela".
Una crisi, quella che stiamo vivendo, che era stata in qualche modo profetizzata da Bush padre, come ha ricordato in un suo recente articolo:
"Certo, un rimando a una profezia del remoto 1980. Bush stava competendo con Ronald Reagan per la nomination repubblicana che avrebbe portato poi il secondo a otto anni gloriosi di Casa Bianca, su programmi innovatori fornitigli da tutto uno stuolo di nuovi economisti. George H. Bush ne condivideva le premesse e le intenzioni ma non gli entusiasmi. In un dibattito alla vigilia di una “primaria” importante produsse in proposito la sua frase più famosa: “Voodoo economics”, l’economia da voodoo troppo basata sulla fiducia, sull’attesa di miracoli, eccessivamente ottimista e, ammoniva, alla lunga pericolosa".
Queste le parole che Alberto Pasolini Zanelli ha usato per introdurre una serata di presentazione del suo ultimo saggio “Imperi II”. Pasolini Zanelli è uno dei più attenti e affidabili commentatori di politica internazionale: giornalista, scrittore, polemista e decano del Giornale, ha scritto due libri in cui ha tentato una lettura delle gigantesche trasformazioni cui sono soggette le grandi potenze, gli Imperi, appunto. Ieri sera ha incontrato alcuni lettori in una sala da the, nel centro di Varese, intervistato da Mauro Della Porta Raffo assieme a Ferdinando Mezzetti. Pasolini Zanelli è un grande conoscitore degli Stati Uniti, dal 1984 vive a Washington e da allora racconta la storia dell’impero che più di tutti ha segnato l’evoluzione recente del mondo. Un paese che, a pochi giorni dal voto presidenziale, sta vivendo una grave impasse economica e finanziaria i cui effetti laceranti si stanno diffondendo ovunque, Europa compresa.
In questi giorni la parola recessione ricompare prepotentemente nei vocabolari degli analisti di mezzo mondo, le borse fanno le bizze e si parla senza riserve di crisi. Come viene vissuta la situazione negli Stati Uniti?
"Non mi sento all’altezza di fornire una risposta su questo tema. Quello che vedo è una corsa disperata e, da parte di Bush, un abbandono totale dell’ortodossia di cui si era fatto tutore. Questo, tutto sommato, lo dico in senso positivo: perché uno non può quando piove continuare a mettersi in bikini o viceversa. Trovo che Bush sia più flessibile di Mc Cain in proposito. Certo, non è uno specialista, ma ha governato per otto anni".
E ha pensato ad uno scenario possibile per il prossimo futuro?
"Tutto può succedere ma diciamo che, mettendola sullo scherzo, mentre la borsa di Mosca crolla e chiude l’esperimento ultraliberista della Russia, in America stanno costruendo il socialismo reale".
In che modo la crisi influenzerà le imminenti elezioni?
"I repubblicani sono visti dall’opinione pubblica americana come quelli che hanno tolto le tasse ai ricchi e che, di riflesso, hanno affondato l’economia. Questa cosa può favorire chiaramente Barack Obama, anche se lui non lo sa dire molto bene. Al contrario del suo vice, che martella, da vero demagogo. Se riescono a non attaccare immediatamente Mc Cain alla crisi, allora lui potrebbe farcela".
Una crisi, quella che stiamo vivendo, che era stata in qualche modo profetizzata da Bush padre, come ha ricordato in un suo recente articolo:
"Certo, un rimando a una profezia del remoto 1980. Bush stava competendo con Ronald Reagan per la nomination repubblicana che avrebbe portato poi il secondo a otto anni gloriosi di Casa Bianca, su programmi innovatori fornitigli da tutto uno stuolo di nuovi economisti. George H. Bush ne condivideva le premesse e le intenzioni ma non gli entusiasmi. In un dibattito alla vigilia di una “primaria” importante produsse in proposito la sua frase più famosa: “Voodoo economics”, l’economia da voodoo troppo basata sulla fiducia, sull’attesa di miracoli, eccessivamente ottimista e, ammoniva, alla lunga pericolosa".
3 commenti:
perchè non abbiamo il coraggio di parlare esplicitamente di lobby rettiliana e dobbiamo inventarci questi pipponi di sinistra che manco quelli di sinistra ormai leggono più!?
voglio la verità. voglio i rettiliani allo scoperto.
Kabul
la vera domanda è: chi cazzo è alberto pasolini zanelli? un cugino di pasolini lo scrittore froscio e pure comunista?
Pasolini = rettiliano
sicuro sicuro
non è che anche i media l'informazione fanno parte della lobby rettiliana?
gente aprite gli occhi: sono dappertutto
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