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venerdì 24 aprile 2009

Diciassettenne accoltellato, finito a picconate e sepolto in giardino. Esecuzione da horror

VARESE Finito a picconate sulla testa, dopo essere stato accoltellato una decina di volte, e sepolto in giardino sotto un metro di terra. È stata un’esecuzione di “inaudita ferocia” quella portata alla luce dalla squadra mobile di Varese che ha arrestato due giovani varesini ritenuti responsabili dell’omicidio di un ragazzino di origine croata. La vittima è Dean Catic, non ancora diciassettenne, nato a Pola ma residente da anni nel quartiere varesino di Bobbiate. Ad ucciderlo Andrea Bacchetta e Jacopo Merani, di 19 e 20 anni, finiti in manette con l’accusa di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. Il “brutale delitto” è avvenuto, secondo la ricostruzione degli inquirenti, nella notte tra lunedì e martedì scorsi. Tutto ha inizio in serata quando i tre si incontrano in un bar di Varese. Verso la mezzanotte escono dal locale e si dirigono in auto verso il quartiere varesino delle Bustecche. Lì, in via Majano, una laterale abbastanza isolata, scatta la trappola probabilmente innescata dai dissapori legati allo spaccio di droga. La vittima viene colpita con un coltello tenuto in auto e ferita. Il diciassettenne allora prova la fuga e tenta di allontanarsi dalla vettura ma i due lo raggiungono e infieriscono diverse volte. Almeno una decina i fendenti scagliati contro di lui. L’ultimo alla schiena lo fa cadere a terra incosciente. A quel punto viene caricato di nuovo in auto e portato nella casa di Jacopo Merani: una villetta su due piani con giardino a Bizzozzero, quartiere alla periferia di Varese. Qui il corpo viene scaricato nei pressi del garage. Ma è ancora vivo. Forse rantola. Merani allora lo finisce a colpi di piccone. Poi viene messo in atto il tentativo di nascondere il cadavere: avvolto nel cellophane e poi sotterrato nell’orto della casa. Mercoledì la svolta. Prima la denuncia della scomparsa fatta dalla madre del giovane poi una telefonata anonima arrivata in questura da una cabina: “Un ragazzo è stato ammazzato: si chiama Dean”. Un testimone, probabilmente, che ha indicato la via Majano, il luogo dove sono state inferte le prime coltellate a Dean, e il suo tentativo di fuga. Li gli agenti hanno trovato il berretto del ragazzo e la sua collanina a forma di “V”. Oggetti che gli stessi Bacchetta e Merani sono tornati a cercare dopo l'omicidio. Una mossa falsa che insieme alla ricostruzione dei loro movimenti li ha inchiodati. Nelle scorse ore le confessioni di fronte al pubblico ministero Agostino Abate. Racconti dai quali sono emersi i particolari agghiaccianti. Merani, l'unico ad aver aggredito ripetutamente e finito Dean Catic avrebbe agito con premeditazione. Prima l’appuntamento al bar, il giro in auto e infine la buca scavata nel giardino e i fiori piantati dopo, per meglio nascondere il corpo. Una trama che assomiglia ad un videogioco dell’orrore, gli stessi che Merani aveva in casa e con i quali si divertiva alla console. Tra questi “Vendetta”, gioco di ruolo sulla violenza e la rivalità tra le bande della scena hip-hop. Pochi del resto gli agganci con la realtà per spiegare l’efferatezza del delitto se non una possibile discussione legata alla droga. Roba comunque di poco conto. Qualche grammo di hashish come quelli rinvenuti nelle case dei due arrestati. Giovani senza lavoro, già noti alle forze dell’ordine per episodi minori, figli di brave persone. Ora distrutte dalle azioni commesse da quelli che credevano “bravi ragazzi”.


ORRORE SENZA SENSO

Un coltello da cucina con una lama di venti centimetri e un piccone. Queste le armi usate per finire Dean Catic, 17 anni a dicembre, varesino di origini croate. Attrezzi di una furia omicida ancora difficile da spiegare. Prima un fendente in auto, al termine di un diverbio legato a questioni di droga e di spaccio, poi altre. Almeno una decina. Sferrate con violenza alla vittima in fuga. Resa incosciente dall’ultima alla schiena. Ma non ancora uccisa. La morte gli è stata inflitta a picconate alla testa. Vicino al garage di Jacopo Merani, 20 anni, ora in carcere insieme a Andrea Bacchetta, di 19, con l’accusa di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. Sono loro gli autori del “brutale delitto” commesso nella notte tra lunedì e martedì scorsi e portato alla luce nelle scorse ore dalla Squadra Mobile di Varese. Sono loro che poi hanno avvolto il corpo dell’ex amico, a cui forse li legava anche la droga, in grossi teli di plastica per poi seppellirlo in giardino. Sopra, poi, Merani ci ha piantato anche dei fiori. Trucco con cui pensava di nascondere per sempre il cadavere. Al riparo da occhi indiscreti nel terreno della villetta su due piani che divideva con la madre a Bizzozzero, quartiere alla periferia di Varese. Casa isolata. Staccata dalle altre. Con i vicini che non possono che ripetere “che tutto questo orrore per noi è stato improvviso e senza spiegazioni”. Particolari da horror, come i videogiochi sequestrati proprio a Merani. Immagini crude, di scontri di strada, lotte tra bande, rappresaglie che potrebbe aver trasferito nelle realtà per regolare un piccolo conto in sospeso. Niente comunque che potesse in qualche modo lasciar presagire una “tale ferocia”. Esecuzione che doveva rimanere segreta per farla franca. A tradirli, però, ci ha pensato una telefonata anonima partita da una cabina pubblica e arrivata direttamente al centralino del 113. Il racconto di un probabile testimone che informava gli inquirenti del delitto avvenuto nel quartiere varesino delle Bustecche. Quello però era solo l’inizio. E mentre la famiglia di Dean provava invano a chiamarlo il ragazzo veniva finito nel giardino della casa di via Duno a colpi di piccone. “Siamo distrutti – racconta il fratello della vittima – . Lunedì abbiamo provato a cercarlo tutta la notte. Il telefono squillava a vuoto fino a mezzanotte poi non ha più dato segni”. Piastrellista con il padre è uscito dicendo che avrebbe trascorso la serata al bar con amici. Gli stessi che poi lo hanno massacrato. Figli di brave persone, (la madre di Bacchetta è una dipendente comunale) sembravano ragazzi come tanti. Noti alle forze dell’ordine solo per piccoli episodi, si sono trasformati in carnefici senza scrupoli. “Non riusciamo ancora a crederci – spiegano ancora i vicini - . Siamo sotto choc e senza parole”.


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