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martedì 7 aprile 2009

Ammazza a coltellate il vicino di casa

VIGGIÙ Ucciso a coltellate dal vicino di casa. Così ha perso la vita, venerdì 3 aprile, Gianpaolo Grilli, 52 anni. Fatali le coltellate alla parte sinistra del torace che, intorno alle 17.30 al termine dell’ennesimo litigio, gli sono state inferte dal cinquant’enne Claudio Baldan. Una tragedia che ha insanguinato una casa di corte di via Della Croce al civico 21, nel centro storico di Viggiù. Tutto, secondo quanto appurato dai carabinieri della compagnia di Varese, si è consumato nel giro di alcuni istanti. Senza un motivo preciso, infatti, l’accoltellatore ha raggiunto dal primo piano della sua abitazione il secondo dove viveva la vittima. Lì sarebbe nata una colluttazione al termine della quale sarebbero partite le coltellate fatali. Un raptus improvviso, probabilmente, legato a dissapori covati per anni da Baldan che ha probabilmente cercato lo scontro finale. Dopo il delitto è salito sulla sua automobile e si è diretto velocemente alla vicina stazione dei carabinieri dove ha immediatamente ammesso le proprie responsabilità. Per lui è cosi scattato l’arresto. Intanto, in via Della Croce, si consumava un dramma nel dramma. Con la figlia minorenne dell’omicida che ha tentato in tutti i modi di salvare la vita all’uomo gravemente ferito dal padre. Lei, volontaria della Croce Rossa, stava rientrando in compagnia di una vicina quando si è accorta della tragedia. Così ha subito cercato di tamponare le lesioni profondissime inferte dalle stilettate mentre con il telefonino ha allertato il 118. Poi, fino all’arrivo dell’ambulanza lei con la vicina, ha seguito passo dopo passo le istruzioni che arrivavano dai soccorsi nel tentativo di salvare la vita di Gianpaolo Grilli. Ma quando sono state raggiunte dai medici il suo cuore già aveva smesso di battere: così è stato rianimato sul posto e intubato prima del trasferimento d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale di circolo di Varese dove però è deceduto poco dopo il ricovero. Epilogo drammatico di una convivenza diventata ormai insostenibile. Con i due, ex amici inseparabili, che da tre anni a questa parte, senza una precisa ragione, erano diventati ostili. Un rancore, forse aggravato dalla depressione di cui sembra soffrisse l’accoltellatore, e che nel tardo pomeriggio di ieri è esploso in tutta la sua violenza. Ora dovrà rispondere dell'accusa di omicidio volontario.


I TESTIMONI

“Quando siamo arrivate in via Della Croce abbiamo sentito le grida e siamo subito accorse nella corte. Lì abbiamo visto Gianpaolo, pieno di sangue, riverso per terra”. Così una vicina di casa, la prima ad intervenire insieme alla figlia dell’accoltellatore di 17 anni, ricorda i drammatici istanti seguiti alla tragica lite tra i due ex amici che condividevano la stessa abitazione. La vittima, Gianpaolo Grilli, di 52 anni, al secondo piano, il suo aggressore, Claudio Baldan di 50, al piano terra e al primo. “Quando ci siamo rese conto di quello che poteva essere successo abbiamo dato immediatamente l’allarme - racconta – io ho chiamato i carabinieri mentre la figlia di Claudio che è volontaria della Croce Rossa è corsa in casa, ha preso degli asciugamani, e in contatto telefonico con il 118 ha cercato in tutti i modi di salvare la vita all’uomo ferito dal padre”. Attimi concitati in cui la ragazza ha messo a frutto le sue competenze per strappare dalla morte il vicino di casa. “Ha premuto la stoffa contro le ferite – ricorda la donna – e insieme abbiamo cercato in tutti i modi di fermare l’emorragia ma Gianpaolo era tutto coperto di sangue. Sembrava ancora cosciente ma non rispondeva. Poi sono arrivati i medici, con l’ambulanza, e allora il suo cuore ha smesso di battere. Lo hanno intubato e rianimato poi è scattata la corsa verso l’ospedale”. Dove però Gianpaolo Grilli si è arreso alle ferite che l’ex amico Claudio gli ha inflitto all’improvviso. “Non sappiamo quale possa essere stata la causa scatenante – raccontano altri vicini – certo erano anni che le incomprensioni crescevano”. Motivi futili che hanno logorato, fino a strapparla, un’amicizia un tempo solida. “Erano legatissimi. Amici veri. Inseparabili. Ricordo le cene insieme. La voglia di vedersi sempre. Un affiatamento che all’improvviso si è rotto. E il motivo – sottolinea il cognato dell’assalitore – non lo saprei nemmeno dire. Sciocchezze che poi magari finiscono per essere esasperate”. Di sicuro per Claudio Baldan questo non era un momento facile. In attesa di vedersi riconosciuta una pensione di invalidità per i problemi cronici ad una gamba, dopo una frattura delicata e un intervento chirurgico a suo dire non corretto, tanto da dare il via ad una causa con l’ospedale, pare soffrisse di depressione. “Era stato anche ricoverato – ricorda il cognato – e so che prendeva delle pastiglie”. Momentaneamente senza lavoro, sposato con Rita che per arrotondare accudiva dei bambini e con una figlia nemmeno maggiorenne probabilmente non ha retto allo stress. Anche se in passato non erano mancate già altre occasioni di scontro. “Lo scorso dicembre Claudio – racconta un’altra vicina – aveva attaccato Gianpaolo con lo spray al peperoncino. Ma tutto si era risolto”. Ieri, invece, le conseguenze sono state mortali.


UN PAESE SCONVOLTO

È uscito con gli occhi lucidi dalla sua casa. Ha superato il portone di via Della Croce, al civico 21, ed è salito sull’auto. Diretto all’ospedale di Varese. Questa la reazione di Manuel Grilli, figlio dell’uomo ucciso a coltellate dal vicino di casa, alla notizia delle gravissime condizioni in cui versava il padre ricoverato in pronto soccorso al Circolo. È arrivato a casa dal lavoro in Svizzera è si è precipitato al capezzale del genitore. Intanto fuori dalla corte di via Della Croce - già balzata agli onori del dramma perché all’interno, un’altra abitazione, vive anche il 53enne che il 20 gennaio del 2008 aveva travolto a Baraggia un gruppo di persone sul marciapiede il giorno della festa del paese uccidendo una 14enne e ferendo altre 12 persone, molte delle quali giovanissime – a nemmeno un’ora dall’aggressione che più tardi si rivelerà in tutte le sue conseguenze più tragiche, la gente cerca di capire. Di dare un senso ad un dramma che ha sconvolto per sempre la vita di due famiglie. E che ha trasformato in vittima e carnefice due amici, un tempo inseparabili. Gianpaolo Grilli, 50 anni, separato con una figlia che stava con la moglie, un lavoro da operaio, viveva al secondo piano di una delle abitazioni della corte con il figlio Manuel di 19 anni, a sua volta dipendente di una ditta svizzera. Sotto, al piano terra e al primo, risiedevano Claudio Baldan, la moglie Rita e la figlia Alice. Lui, ex autotrasportatore di frutta e verdura per un impresa del Canton Ticino era attualmente senza lavoro. Dopo una serie di problemi ad una gamba che non voleva guarire era in attesa della pensione di invalidità. Anche la moglie, al momento, non aveva un lavoro fisso e si arrangiava come babysitter per tre bambini che anche ieri pomeriggio erano in casa. Con loro la figlia, 17enne, che ha tentato il tutto per tutto per strappare alla morte l’uomo accoltellato dal padre. E i rapporti, un tempo normali con tanto di cene collettive che pian piano si sono logorati fino a diventare impossibili. Fino a spingere Claudio a cercare lo scontro risolutore. Come nel tardo pomeriggio di ieri. Lasciando partire quelle coltellate mortali. E lasciando un paese intere ancora una volta in cerca di una ragione per il sangue tornato a scorrere. Come quella mattina del 4 maggio del 2005, quando a poche centinaia di metri, Gaetano Restivo, con un fucile calibro 12, aveva ucciso i fratelli Gianni di 24 anni e Antonio di 14. Ieri, invece, è stata la volta delle coltellate tra vicini al termine di una lite assurda. Di un altro dramma impossibile da dimenticare.


VICINI DA MORIRE TRA GELOSIE E LITIGI

Una convivenza diventata impossibile. Che spesso sfociava in insulti, dispetti, e persino qualche contatto fisico. Questo il rapporto tra Claudio Baldan, 52 anni, e Giampaolo Grilli di 50. Due vicini di casa un tempo inseparabili ma da anni ai ferri corti. Contrasti sfociati venerdì sera in almeno due coltellate con le quali Claudio ha ucciso l’ex amico Giampaolo. Ultimo atto di un rapporto logorato per motivi che a Viggiù in gran parte sussurrano nelle strette vie del centro storico e che anche i carabinieri stanno vagliano in queste ore. Sarebbe, infatti, la gelosia la causa scatenante dei dissapori esplosi l’altro ieri. “Perché le voci corrono – raccontano da via Dalla Croce – e questo ormai non era più un segreto per nessuno”. Così a Viggiù il probabile movente che ha armato la mano dell’assalitore è una sorta di segreto noto a tutti. Quasi un’ovvietà che solo per pudore si cerca di annacquare. Quella di un raptus passionale. Perché in paese la spiegazione che corre di bocca in bocca per un gesto altrimenti senza spiegazioni è proprio questa. “Non è un mistero che da tempo – chiariscono da piazza Albinola – sospettasse un rapporto tra sua moglie e il vicino. E non è un mistero che i due da allora, proprio per questo, fossero in continuo contrasto”. Con Claudio Baldan che pare si sentisse addirittura perseguitato dalla presenza di Giampaolo Grilli. Al punto da presentare negli anni scorsi anche una querela, per ingiuria e minacce, nei confronti dell’ex amico. Atto a cui, sembra, avesse fatto seguito un colloquio con carabinieri cui aveva riferito di come proprio il suo ex amico Grilli avesse una probabile relazione con la moglie. Sospetti o qualcosa di più, difficile dirlo. Anche se Baldan già nello scorso dicembre aveva cercato lo scontro, armato di spray urticante al peperoncino, con Grilli. Episodio che però si era risolto senza alcuna denuncia grazie all’intervento dei figli, amici della stessa compagnia, che erano riusciti a riportare la situazione sotto controllo. Quello che nessuno ha potuto fare venerdì sera. “Claudio ha perso la testa – racconta anche una vicina che con l’autore del delitto ha in comune l’origine veneta – e il perché è facile da comprendere. Non ha più retto alla situazione. Al sospetto che la moglie avesse una relazione con il vicino. Io lo conosco bene, l’ho visto crescere e spesso passava le serate con mio figlio che ha più o meno la stessa età. E queste cose le diceva. Diceva quanto soffrisse per il comportamento della moglie e per quei sospetti di una relazione proprio con l’ex amico. È questo che li ha messi uno contro l’altro. Poi, probabilmente, la depressione che lo aveva colpito dopo l’infortunio alla gamba e una guarigione solo parziale, e i recenti problemi al polso, aggiunta alla perdita del lavoro hanno ingigantito la sua frustrazione. Ma Claudio è sempre stato un uomo buono. Non so cosa gli è passato per la testa. Evidentemente non ha più retto”. Prostrato dalla depressione crescente, nonostante le cure, dai problemi fisici e da quel pensiero di un tradimento della moglie che, a ragione o meno, lo assillava fino a sfinirlo psicologicamente. Fino a farlo scoppiare. Armandogli la mano dell’ex amico ormai divenuto un incubo insopportabile.


“UNA TRAGEDIA CHE CI OBBLIGA A RIFLETTERE”

“Ancora una volta dobbiamo fare i conti con una tragedia”. Così il sindaco di Viggiù, Federico Rizzi, prova a cercare un senso nel dramma che ha coinvolto il paese. “Cercare una logica credo che ora come ora – spiega – sia davvero difficile. Non possiamo che stringerci e riflettere sul dolore che stanno attraversando queste due famiglie”. Con Viggiù che ancora una volta, nel giro di pochi anni, è chiamata ad affrontare e superare un fatto di sangue. “Purtroppo – aggiunge – anche se episodi come questo possono capitare ovunque siamo noi quelli costretti a fare i conti con la realtà. A dover interrogarci ancora una volta sul senso della vita e sul perché i rapporti si incrinino a tal punto da generare violenza”. Perché se da un lato è innegabile che la relazione tra Viggiù, come località, è questo omicidio maturato per conflitti di vicinato sia del tutto occasionale, dall’altro è altrettanto vero che è di nuovo tutto questo paese che si sente toccato da quanto accaduto venerdì sera nel suo centro storico. “Sono episodi che solo quanto ti succedono vicino – chiarisce infatti il primo cittadini – di costringono a spalancare gli occhi e a ragionare su come potenzialmente possono accadere a chiunque senza possibilità di prevenzione. Perché nessuno avrebbe potuto anche solo immaginare lontanamente un epilogo così drammatico”. Una realtà che a poche ore dall’accoltellamento mortale è ancora difficile da accertare. “Sono in contatto con degli amici delle due famiglie – spiega Rizzi – e nei prossimi giorni proverò ad incontrarli per far sentire loro la nostra vicinanza”. Intanto il porto di legno del cortile di via Della Croce, ieri, è rimasto chiuso per tutto il giorno. Con le due famiglie divise dalla tragedia che hanno trascorso la giornata lontano dalle proprie abitazioni. Finestre chiuse, come quelle delle case vicine con le serrande abbassate anche in pieno giorno. Quasi a volersi riparare dalla tragedia che venerdì ha insanguinato quel cortile. “Ho provato a parlare con loro – racconta anche don Giuseppe, parroco di Viggiù – a per tutto il giorno non sono riuscito a contattarli. In questi casi bisogna solo riflettere e pregare per queste due famiglie distrutte”. Il tempo per comprendere arriverà. “Evidentemente il malessere di Claudio Baldan – conclude il parroco – era decisamente più logorante di quanto si potesse pensare. Forse anche la perdita del lavoro ha influito su questa sua reazione insensata”.


“OMICIDA PER COLPA DELLA DEPRESSIONE”

Viggiù si divide sulla premeditazione del delitto. Sull’esistenza o meno di un disegno preciso dietro le coltellate mortali costate la vita a Giampaolo Grilli, 52 anni. Se per alcuni, infatti, l’aggressione mortale è solo figlia di un raptus improvviso di violenza, aggravato dalla depressione di cui Claudio Baldan soffriva, esploso dopo anni di sofferenze, per altri è solo stato il finale di un dramma annunciato. “Se è vero che si sentiva minacciato – spiegano in tanti – anche se oggettivamente magari non c’era alcun motivo per provare questa sensazione è possibile che la malattia lo abbia spinto volutamente a questo gesto”. Resta comunque la molla della depressione che i viggiutesi individuano come vera e propria responsabile. “È un male oscuro – racconta una vicina di casa – e parlo a ragion veduta perché anche io per questo sono stata in cura proprio dove si curava Claudio e ti può portare a pensieri tristi. Brutti e pericolosi. Se a questo aggiungiamo le voci e le gelosie: nessuno può veramente capire cosa può essergli successo nella testa”. Perché anche nel centro storico di Viggiù sono in diversi ad ammettere come Claudio Baldan si sentisse addirittura perseguitato dalla presenza di Giampaolo Grilli. Al punto da presentare negli anni scorsi anche una querela, per ingiuria e minacce, nei confronti dell’ex amico. Atto a cui, sembra, avesse fatto seguito un colloquio con carabinieri cui aveva riferito di come proprio il suo ex amico Grilli avesse una probabile relazione con la moglie. Sospetti o qualcosa di più, difficile dirlo. E da un paio d’anni i contatti e i conflitti erano continui. “Ma non posso credere che Claudio, che io ho visto crescere abbia programmato l’aggressione per uccidere il suo vicino”. A parlare è un’anziana di via Della Croce. Amica di famiglia di Baldan che spesso frequentava la sua abitazione e quella del figlio. “Hanno più o meno la stessa età – racconta – e per questo lo conosco fin da piccolo. Poi è di origine veneta come noi e così l’amicizia si è cementata. E anche se adesso sembra strano io posso dirlo perché è cinquant’anni che lo conosco. Claudio Baldan è una persona buona. È stata la malattia a cambiarlo, a farlo precipitare in un incubo. Spesso con noi parlava: ci raccontava quanto soffrisse per il comportamento della moglie e per quei sospetti di una relazione proprio con l’ex amico. Ma non posso pensare che abbia pensato di ucciderlo volutamente”. Parole pronunciate con commozione e con la consapevolezza di un gesto che, pianificato o meno, ha rovinato per sempre due famiglie. “Non c’è giustificazione per questo omicidio – ripete l’amica di famiglia – ma nessuno mi convincerà mai che è stato qualcosa di premeditato. Claudio ha perso la testa: perché la gelosia di una relazione vera o presunta della moglie con il vicino, i problemi di salute, la perdita del lavoro e la depressione crescente lo hanno schiacciato fino a farlo esplodere”. Saranno le indagini, comunque, ad accertare la verità. “Noi – ha spiegato il parroco Giuseppe Poratelli, durante la celebrazione della messa – non possiamo fare altro che pregare per queste due famiglie distrutte da questo episodio di sangue che addolora tutta la nostra comunità”.

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