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sabato 18 luglio 2009

Il Verbano e le Valli nella morsa del nubifragio

LAVENA PONTE TRESA Lavena Ponte Tresa in ginocchio, Laveno Mombello ferita, Mesenzana con gli impianti fognari collassati, Voldomino di Luino allagata. Il nubifragio, accompagnato da violente grandinate, si sposta verso il Verbano e le Valli del Luinese ma i risultati non cambiano: strade chiuse, smottamenti, frane, case invase da acqua e fango. E un bilancio dei danni che si fa ogni ora che passa decisamente più pesante. A pagare il prezzo più alto è stata Lavena Ponte Tresa. Prima con una violenta grandinata che a partire dalle 5.30 si è scatenata contro la cittadina rivierasca poi con il nubifragio che, prima delle 10.30, è stato capace di riversare qualcosa come 130 millimetri d’acqua. Risultato: reticolo idrico minore completamente saltato con i torrenti che attraversano Lavena fuori dagli argini e dritti nei piani inferiori delle case. Almeno una cinquantina quelle allagate. Al punto che il sindaco Pietro Vittorio Ronocoroni ha immediatamente chiesto lo “stato d’emergenza per calamità naturale”. Tre i torrenti esondati tra cui il Pianazzo e il Nariano che hanno causato i problemi maggiori in via Marconi, Pianazzo, Prada ma anche in Crocetta e via Campagna. Danni ingenti anche sul lungo Tresa nella zona della biblioteca comunale con negozi e spazi pubblici invasi dal fango e dall’acqua. Al lavoro così le squadre d’emergenza, con i carabinieri che dopo aver raggiunto per primi i luoghi più critici, hanno allertato il sindaco Pietro Roncoroni che ha coordinato i gruppi della Protezione civile poi rinforzati con altre unità arrivate da Varese, Venegono e Casciago. Fondamentale anche l’intervento dei vigili del fuoco che con in volontari hanno aiutato le famiglie delle case travolte dal torrente Pianazzo ad uscire dai piani inferiori, completamente inondati. In azione anche 8 le idrovore che nel corso della giornata hanno messo in sicurezza il corso dei torrenti, straripati tra le 6 e le 9. Con i residenti che si sono trovati l'acqua in casa e il giardino ricoperto dalla grandine. Per contenerli solo a Lavena i 5 gruppi di Protezione civile hanno creato una barriera di protezione utilizzando oltre 800 sacchi di iuta e sabbia. Problemi ingenti anche sulla rete stradale: chiusa per alcuni smottamenti e per evitare ulteriori rischi la provinciale 61 tra Ponte Tresa e Cremenaga. Anche il fiume Tresa è salito e la parte di montagna che costeggia la strada ha fatto scendere a valle detriti che hanno messo in allarme i tecnici della Provincia, che hanno optato per la chiusura della strada. Traffico bloccato poi per almeno due ore anche nella zona del valico per allagamenti sulla rete stradale del Malcantone che hanno paralizzato il flusso dei frontalieri. Critica per tutta la mattina anche la statale 233, che è rimasta bloccata per alcune dopo l'abitato di Marchirolo. Problemi in mattinata anche sp5, in Val Veddasca, all’altezza di Graglio dove alcuni rami impedivano la circolazione dei veicoli. Disagi lungo la Sp 69 Laveno-Castelveccana con la carreggiata invasa da terriccio. Sul posto hanno lavorato la polizia provinciale e i vigili del fuoco, mentre gli operai stradali con una ruspa hanno liberato in tre ore la strada interamente coperta di detriti. Danni ingenti nella frazione di Cerro e nella galleria di Laveno del Sasso Galletto per uno smottamento. Con le auto che sono rimaste bloccate nell'acqua e i conducenti salvati coi gommoni. Colpita pesantemente anche Luino: a Voldomino il torrente Maina è esondato travolgendo le roulotte del Luna Park in via Della Roggia dove i vigili del fuoco sono intervenuti per mettere in sicurezza alcuni mezzi. Almeno una decina, in zona, le case che si sono trovate l’acqua ai piani inferiori. Decine poi gli interventi, anche in viale Dante, per piante cadute o pericolanti. Pompieri al lavoro a Brezzo di Bedero dove delle piante sono cadute nel Parco Pasquè, Maccagno e Mesenzana. Qui ad andare in tilt sono state le fognature. Il paese, il più basso collegato alla rete consortile, si è visto infatti le proprie condutture ostruite dall’acqua dei paesi più alti con il risultato che nelle case si è riversato di tutto. Per tutta la giornata poi è stato dichiarato “sorvegliato speciale” anche il Rio Bolletta a Porto Ceresio. Situazione critica anche ad Arcisate: con i volontari e gli uomini della polizia locale che sono scesi sul torrente Riazzo e al Parco Lagozza per sistemare sacchi di iuta e sabbia e potenziare le barriere di protezione. Dopo i disastri di mercoledì scorso, il forte temporale di ieri mattina, ha fatto scattare infatti l'immediato allarme.


DISASTRI ENORMI: ALLAGATE CASE, STRADE E EDIFICI PUBBLICI
“L’emergenza sembra passata, almeno per ora, ma quelle di ieri mattina – spiega Pietro Roncoroni, sindaco di Lavena Ponte Tresa – sono state ore drammatiche. Il nubifragio ci ha messo in ginocchio ma siamo stati in grado di rialzarci e reagire, grazie alla nostra protezione civile, ai vigili del fuoco e ai gruppi di volontari che la Provincia ci ha inviato”. Perché l’acqua e il fango non hanno guardato in faccia a nessuno. Uscendo dai torrenti della frazione di Lavena, infilandosi nelle case, nei giardini, negli edifici pubblici, come in biblioteca o nel magazzino comunale, nei negozi. Hanno costretto i residenti alla fuga. “Qualcosa di veramente violento. Con la furia della grandine che ha colpito pesantemente tutta la nostra cittadina e una quantità d’acqua impossibile da contenere che è scesa subito dopo – conferma il primo cittadino -. Questo però non ci ha tolto la forza di reagire: di mettere in salvo le persone in pericolo e di contenere la furia dei torrenti. Certo la conta dei danni è pesantissima”. Diverse centinaia di migliaia di euro almeno per le strutture pubbliche: biblioteca, magazzino, scivolo di risalita dei pesci. Altrettanti per le abitazioni private. “Abbiamo immediatamente fatto richiesta per lo stato d’emergenza – assicura Roncoroni – e siamo sempre in contatto diretto con la Prefettura e con i volontari, le forze dell'ordine e i vigili del fuoco che hanno operato tempestivamente”. Stessa richiesta inoltrata anche da Alberto Rossi, sindaco di Mesenzana. “Il nostro problema – chiarisce – aldilà degli smottamenti che fortunatamente non hanno interessato edifici o abitazioni è legato alle fognature. Sono completamente saltate e non per colpa nostra”. Il problema è tanto grave quanto semplice: Mesenzana paese più basso del sistema consortile ha subito il sovraccarico di tutta la rete. “Noi che abbiamo la separazione tra acque chiare e scure – aggiunge – paghiamo per i ritardi degli altri e i nostri cittadini ne subiscono le pesantissime ripercussioni”. A Luino, dove gli alberi caduti e l’acqua hanno creato disagi a Voldomino e alle strutture del Luna Park, ora preoccupa il Tresa. Se al momento i danni sono limitati ad una decina di abitazioni con i piani inferiori allagati pesa il rischio esondazione. “Il Tresa è gonfio d’acqua e pieno di detriti – spiega il sindaco Gianercole Mentasti – e questo ci preoccupa, e non poco. Lo stiamo tenendo d’occhio costantemente con l’auspicio che il maltempo ci conceda una tregua anche perché ora è pericolosamente vicino al limite di sopportazione degli argini”.

“ACQUA E TERRORE”
Prima la grandine che l’ha fatta sobbalzare dal letto. Poi l’acqua alle caviglie. È stato un risveglio drammatico quello di Concetta Kamann, 89 anni oggi. La sua è stata la prima casa, in via Pianazzo, ad essere travolta dalla furia del torrente uscito dal suo letto. Così, anche per lei come per gli altri, carabinieri, protezione civile e vigili del fuoco hanno disposto l’evacuazione. “Un frastuono enorme – ricorda – con l’acqua sul pavimento e le sirene. Loro mi hanno aiutato ad uscire”. Nei suoi occhi ancora la paura per il pericolo corso. “Non è la prima volta – racconta – perché anche nel 95 siamo dovuti scappare dall’acqua. Ma ieri è stato decisamente peggio”. Identica la situazione in via Prada. Un caseggiato, interno, con dieci famiglie che preucazionalmente sono state costrette ad abbandonare le loro case la mattina per ritornarvi solo dopo diverse ore. “Quando ci siamo svegliati per la grandine – spiegano – che ha distrutto auto e alberi al piano terra avevamo già diversi centimetri d’acqua”. Un fiume gli è entrato in caso e ha devastato locali trascinando via oggetti e arredamenti. “E ora – spiegano i lavenesi – non resta che ripulire. Svuotare i locali dall’acqua e iniziare la conta dei danni”. Pesanti con almeno cinquanta famiglie con gli arredamenti a pezzi e gli impianti gravemente compromessi. Se la sono vista brutta a Voldomino anche le persone del Lunapark. “Attori di uno spettacolo viaggiante”, come si definiscono, si sono svegliati con la piana di Voldomino e le roulotte piene d’acqua. “Tanta paura – confermano – ma la situazione si è poi risolta nel giro di breve”.


A PORTO CERESIO 2,6 MILIONI DI DANNI
Un conto salatissimo. Da 2 milioni e 600 mila euro. Questo è il bilancio dei danni del nubifragio di mercoledì nel solo comune di Porto Ceresio. Il comune che con Induno, con una richiesta di rimborsi pari a 2 milioni di euro paga il prezzo più alto in Valceresio per i danni del maltempo. E poteva andare anche peggio. Decisamente peggio. Se solo il bacino di laminazione sul torrente Rio Bolletta non avesse retto. Sottoposto ad un “collaudo” eccezionale a lavori ancora in corso ha fatto la sua parte salvando non solo il rione San Pietro ma buona parte di Porto Ceresio. “Grazie all’invaso d’emergenza – chiarisce il primo cittadino Giorgio Ciancetti che da mercoledì è ininterrottamente al lavoro sui luoghi critici con l’assessore alla Protezione civile, Valter Corte – qualcosa come centomila metri cubi di acqua sono stati contenuti e poi rilasciati gradualmente. Quantità che hanno ridotto la portata del fiume di almeno il 50%: un valore che si è rivelato fondamentale per contenere l’ondata di piena”. Ciononostante i danni alle infrastrutture sono stati notevoli. “Ma il paese si è salvato – conferma Ciancetti – altrimenti sarebbe stata una catastrofe”. Ad essere decisivi anche gli interventi nel tratto urbano dei condotti di deflusso che sono riusciti a smaltire qualcosa come 50 metri cubi di acqua al secondo. Resta comunque la preoccupazione, sotto il profilo dei collegamenti stradali, per la situazione della provinciale 61. Giovedì mattina, dopo che nella notte la struttura è andata in contro ad un altro cedimento che ha obbligato le ruspe ad abbattere la parte più pericolante, sono state effettuate le prove statiche sul ponte del Rio Bolletta e anche ieri la circolazione è proseguita a senso unico alternato. Impossibile del resto fare diversamente con metà carreggiata del ponte crollata e poi rimossa dalla ditta che sta effettuando i lavori sul fiume in accordo con il comune. Fondamentale poi il presidio del Nucleo mobile di Pronto intervento guidato da Paolo Cazzola nel costante monitoraggio della situazione. Completamente fuori uso, invece, il tronco di provinciale, la Sp 61 dir., che collega Cuasso al Piano con Porto Ceresio. L’arteria chiusa in attesa dell’apertura dopo i lavori di consolidamento degli argini del Bolletta, torrente che già in passato era esondato all’altezza del rione San Pietro a Porto Ceresio, si è letteralmente sbriciolata sotto il peso dell’acqua. Metà carreggiata è scomparsa e i lavori dovranno giocoforza essere ricostruita.

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