IMOLA Il tempo scorre veloce. Troppo veloce. Come un’auto di Formula Uno. Sono già passati quattordici anni. Quattordici anni dalla morte di Ayrton Senna. Il più grande pilota del mondo se n’è andato alle 18.39 del primo maggio del 1994 all’Ospedale Maggiore di Bologna dove era stato trasportato dopo l’incidente sul circuito di Imola. Lì, al 7° giro, il secondo dopo la ripartenza dietro la safety car, Senna è uscito improvvisamente di pista alla curva del Tamburello, diventando mito. Ucciso dal circo della Formula Uno. Quella domenica, infatti, si corse solo per un cavillo: era stato stabilito che Ratzemberger non era morto in pista nell’incidente del giorno precedente, ma mentre già si trovava in ambulanza. E così la gara partì regolarmente. Poi Senna, da sempre grande perfezionista, aveva richiesto una modifica al piantone dello sterzo visto che gli impediva di vedere comodamente la strumentazione della sua vettura. Il piantone venne modificato artigianalmente e saldato a mano. In gara tutto andava per il meglio, Ayrton era al comando. Fino a quando, alle 14.17 la sua Williams non affronta la curva, lo sterzo è rotto. Ayrton tenta un’ultima, disperata frenata, ma nulla da fare. Quattordici anni fa due uomini, Ayrton Senna e Roland Ratzenberger, hanno perso la vita per alimentare lo spettacolo del grande show della Formula Uno. Vittime incolpevoli del destino. Due ragazzi che dentro le loro monoposto correvano all'inseguimento del sogno, accettandone i rischi. E ora l'ormai inutile muro del Tamburello, rimasto in piedi come il vero monumento al sacrifico del più grande pilota dei tempi moderni, ricorda a chi gli passa davanti che laggiù dove si sfrecciava verso i trecento orari senza mai alzare il piede, è finita un'era.
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1 commento:
A lui... Che in un primo di maggio, in una terra di sognatori, davanti a migliaia di bambini come me,ha chiuso gli occhi... Io oggi,14 anni dopo, come allora, chiudo gli occhi...e ti penso... Ciao Ayrton....
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