SOLBIATE OLONA Rimane un giallo il ritrovamento delle quattro carcasse di pitbull nel fiume Olona a Solbiate. Almeno per ora, infatti, non emergono particolari concreti che potrebbero spiegare il ritrovamento. Tra le poche certezze l'assenza dei microchip che avrebbero potuto permettere di individuarne il padrone. «I resti dei cani ritrovati - chiarisce però il direttore del dipartimento veterinario dell'Asl di Varese, Claudio Ferrario - fanno pensare ad una morte lontana del tempo. Quello che sospettiamo è che siano stati sepolti in zona, vicino al fiume, sotto un lieve strato di terra. Copertura poi rimossa dalle piogge con la conseguente caduta nel fiume delle carcasse poi ritrovate». Così in campo rimangono due ipotesi: qualcuno ha voluto semplicemente disfarsene senza dare nell'occhio oppure la volontà era quella di "scaricare" animali vittime da lesioni di combattimento, come lascerebbero presupporre alcune strane ferite riscontrate dagli uomini della protezione civile che li hanno recuperati. Dettagli sufficienti a far allarmare le associazioni animaliste. Come l'Aidaa che già nei giorni scorsi aveva portato alla ribalta il caso di cani di questa razza e altre simili, rubati e destinati alla lotta. «La vicenda ci preoccupa moltissimo- sottolinea infatti Lorenzo il presidente Lorenzo Croce - Sono due anni che noi denunciamo questo rischio anche nel Basso Varesotto». Una pratica, questa, purtroppo nota anche a chi, dell'educazione del cane, ha fatto la propria professione. «Esistono - conferma infatti Franco Quaglia, istruttore del Dog Eden di Malnate - persone prive di scrupoli che per arricchirsi non esitano a ricorrere a questi combattimenti tra animali». Lui, per mestiere addestra i cani, li prepara all'agility e alla Pet Theraphy. Compresi quelli delle razze considerate “pericolose”. «Ma che pericolose non sono: è solo l'azione dell'uomo che le rende tali». Una pratica, quella della preparazione al combattimento, che parte dalla selezione. «Così si sviluppano - spiega - attraverso gli accoppiamenti linee genetiche di queste razze che hanno tare aggressive. Poi le sofferenze e le privazioni fatte patire a questi animali fanno il resto». Si arriva così a programmare guerrieri. «Ma il cane è come un ragazzino - sottolinea - non ha responsabilità in questo percorso». E la riprova arriva proprio da Malnate. Dove rottweiler, bull mastiff, dogo argentini e pitbull diventano “volontari” della Pet Therapy. Una pratica che utilizza il cane per migliorare da un punto di vista psicologico la vita delle persone affette da diverse malattie, disabilità compresa. «Noi - sottolinea Quaglia - qui al Dog Eden mettiamo a punto un percorso di educazione e gioco. Fin da piccoli, con la socializzazione di questi cani con altri. Evitiamo persino l'addestramento alla difesa così da evitare ogni condizionamento. Quando poi il cucciolo arriva a 6-7 mesi gli insegniamo l'obbedienza di base, propedeutica all'agility e alla Pet Therapy. Per loro è un gioco». Ma per i tanti ragazzi disabili che entrano in contatto con questi cani questa è una vera e propria cura.
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