SOLBIATE OLONA Quattro carcasse di pit bull ripescate nell'Olona. La prima segnalazione è arrivata sabato dalla proprietaria dell'ex Cotonificio di Solbiate che, mentre effettuava i soliti controlli di routine lungo il canale che costeggia lo stabile, si è trovata di fronte uno spettacolo agghiacciante: un cane di grosse dimensioni, ormai in fase di decomposizione, era infatti incastrato nella griglia dove una volta sorgeva la turbina elettrica. La signora ha chiamato la Protezione Civile di Solbiate Olona che, giunta sul posto, ha contattato l'Asl di Varese e il canile Dog's Ground di Somma Lombardo. Domenica sera è arrivata la seconda segnalazione: questa volta i cani morti erano due. «Animali di grosse dimensioni, di corporatura massiccia e muscolosa - spiega il responsabile della Prociv, Fausto Formenti -. Tutti e tre gli animali erano morti da almeno una settimana, la loro pelle era scarnificata e sui corpi erano visibili numerosi segni di violenza come se fossero stati reduci da combatti - si tratta di un cane di piccola taglia. L'abbiamo trovato incastrato tra i rovi sull' argine del fiume nel fondovalle». «Verificheremo l'accaduto» si limitano a riferire i carabinieri. Ma il sospetto che almeno tre delle quattro carcasse, quelle dei pitbull adulti, siano finite lì a mollo nell'acqua dopo un combattimento, non è per nulla da escludersi. Di qui l'allarme: gli animalisti temono, infatti, che nella zona di Malpensa si svolgano lotte clandestine tra cani con annesse scommesse illegali. Episodio che arriva a due giorni dall'allarme rilanciato dall'Aidaa sulla presenza di un vero e proprio racket del cane, con la catena rapimento - combattimento - scommesse, attivo tra Basso Varesotto e Alto Milanese, e in particolare in alcune zone periferiche dell'area di dello scalo aeroportuale varesino. «Proprio per questo - sottolinea il presidente Lorenzo Croce - abbiamo voluto mandare un segnale forte con la lettera di denuncia inviata al prefetto di Milano». Ma sull'ipotesi lotte tra cani raccomandano, però, prudenza i vertici del Dipartimento veterinario dell'Asl di Varese. «Potrebbe essere una causa - chiarisce il direttore Claudio Ferrario - anche se gli unici casi di combattimenti risalgono a una decina di anni fa. Non è però da escludere che questi cani siano stati uccisi da un padrone senza scrupoli che ha deciso di disfarsene». Eventualità, questa, legata anche al netto calo di frequenza di questo tipo di razze. «La gente si è accorta che sono impegnative - aggiunge Ferrario - e qualcuno, magari, può aver pensato di liberarsene in questo modo». Tutte le piste restano comunque aperte. «Occorrono analisi specifiche - chiariscono dall'Asl - e dai controlli magari si potrebbe risalire, se presente, a qualche microchip».
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