
7.10, il momento delle considerazioni preliminari. Provare a fare il lavavetri non è solo un’esperienza emozionale, è un viaggio nella varietà sociale, uno scontro a muso duro con i sentimenti della gente. Per questo ci siamo preparati. La sfida è quella di svestire i panni della persona comune, più o meno rispettata e rispettabile, e affondare nel mare del rendersi vulnerabili. Il tutto per avere la possibilità di scoprire un caleidoscopio di azioni e comportamenti. Di reazioni che la gente metterà in atto trovandosi di fronte a due soggetti, in pratica lavavetri modello, ora inseriti nella lista nera dei nemici pubblici. Per scoprire se veramente basta uno straccio e un po’ d’acqua per alzare una barriere insormontabile.
Ore 7.30, si comincia. Il nostro viaggio scatta da Busto Arsizio, dalla zona della stazione ferroviaria. Semaforo all’incrocio tra via Tasso e Venezia. Poi sarà la volta di Gallarate, incrocio tra il Sempione e via Roma, e infine Varese con lo snodo nevralgico via Gasparotto – viale Europa.
BUSTO ARSIZIO
“So che sei un bravo ragazzo, ma non mi devi rompere le palle”. Questo è il saluto che riceviamo dal primo automobilista bustocco. Se il buongiorno si vede dal mattino non c’è male. E invece una ventata di disponibilità mista a solidarietà smentisce subito i cupi presagi. Bastano poche decine di minuti e qualche spazzolata ben assestata a far lievitare il nostro gruzzolo. Euro dopo euro, insulto dopo insulto - gettonatissimi qui come altrove quelli di stampo razziale “zingari di merda tornatevene a casa” - sfondiamo la soglia degli otto euro. Il campionario delle reazioni è davvero vario. Ce ne accorgiamo dopo aver incrociato una pattuglia della polizia locale che svolta e se ne va. Il terrore dei lavavetri, almeno nel nostro caso, non sono le divise ma l’esasperazione della gente. Tante le persone che riusciamo a rendere cattive con la sola nostra presenza. E se insisti, a volte, il rischio potrebbe persino travalicare l’insulto.
GALLARATE
A Gallarate la nostra inesperienza si fa sentire. Forse appagati dal buon risultato di Busto, scegliamo un semaforo sul Sempione. Ormai sono le 9.30, le auto in circolazione si diradano, così le occasioni di lavoro. Meno clienti, meno insulti, ma anche meno soldi. Questo è legato anche al sistema semaforico gallaratese, decisamente più fluido e scorrevole del precedente. Non mancano gli attimi di conflitto, come pure le persone che forse impaurite, d’istinto si barricano nell’abitacolo annullando ogni contatto con l’esterno. Contatto che anche in questo caso non manca non con le forze dell’ordine. Solo un’occhiata e un monito espresso col dito da un carabiniere. Troppo poco, onestamente, anche per intimorire due novellini come noi. Questo nonostante a Gallarate la minaccia del ricorso alle forze dell’ordine sia risuonata praticamente in continuazione dai finestrini dei “clienti”. Un’altra ora abbondante di lavoro ma solo 3 euro e 60 centesimi di incasso. Decisamente troppo poco. Si cambia città.
VARESE
Ultima tappa dell’esperimento. Alle 11.30 siamo in postazione. Spugne alla mano iniziamo il nostro lavoro e, con gran sorpresa, scopriamo nel semaforo all’incrocio tra via Gasparotto e viale Europa, il vero paradiso del lavavetri. In pochi minuti guadagniamo quello che Gallarate non era riuscita a regalarci in un’ora. Poi, purtroppo, ci si avvicina a mezzogiorno, la gente ha fretta e le vetture scompaiono. Così, è letteralmente impossibile portare a buon fine il tentativo. Spesso c’è solo un’auto ferma al semaforo e la nostra presenza disturba, e non poco, le persone sedute al volante. Volano gli improperi più feroci, alcuni forse in sentore di pericolo (totalmente ingiustificato), sono disposti persino ad abbandonare l’auto pur di darci una lezione. Quando zigzaghiamo tra le vetture al momento del verde, ormai quasi invisibili, rischiamo anche di essere investiti. Ora il paradiso è l’inferno e con i nostri 5 euro e 44 decidiamo di dire basta.
FINALMENTE A CASA
Ora sogniamo solo una doccia. Nei vestiti l’odore di gas di scarico si mischia alla consapevolezza di aver davvero dato fastidio a tante persone, ma di non essere per questo il male peggiore di una città. In tasca 17 euro e 44 e un po’ di nervosismo. Ci vuole mestiere anche per digerire le offese.
[LA PROVINCIA DI VARESE - Settembre 2007]
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