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venerdì 2 maggio 2008

Gli affari del racket che sfrutta i lavoratori stranieri

VARESE Che esista un racket nascosto dietro ai venditori di fiori non è un mistero. Accorgersene è complicato, ma non impossibile. specialmente in una giornata come quella di ieri, dove anche gli organizzatori devono uscire allo scoperto per gestire un traffico decisamente più voluminoso del solito. Così, basta avvicinarsi ad un cingalese, di base all’incrocio tra via Gasparotto e viale Europa, per avere una prima infarinatura di come sia gestita la vendita. Lui, 32 anni, da pochissimo in Italia, almeno questo è quello che dice, è a quel semaforo da giorni e sa come muoversi. La conferma arriva quando si avvicina ad un new jersey di plastica. All’interno è stato riempito con i mazzetti preconfezionati di mimosa. Questo è il sistema utilizzato per non dare nell’occhio e nascondere dagli sguardi interessati il suo “deposito”. Di più non ci dice, anzi, quando superiamo involontariamente il limite della confidenza, telefonino alla mano, si consulta con il collega piazzato dall’altra parte della strada, anch’esso cingalese. Intuito il contenuto della telefonata, ci allontaniamo qualche metro e restiamo ad osservare la scena. Passano pochi istanti quando dal nulla sbuca una station wagon bianca, accosta a bordo strada e subito, uno alla volta, i fiorai da semaforo si avvicinano: sembrano consegnare qualcosa, probabilmente l’incasso, e ricevere un nuovo carico di mimose. La merce viene subito occultata all’interno del “magazzino” di fortuna e, nell’arco di pochi istanti, l’auto del “grossista” lascia l’area. Osservandoli è comunque chiaro quanto ampio sia il giro d’affari: vendono un piccolo mazzetto a 3 euro che diventano 5 per quello appena più grande. Sicuramente, visti i volumi di mercato, il loro margine è molto più ampio del nostro anche perché è facile credere che si riforniscano da grossisti del settore e certo non al dettaglio come abbiamo fatto noi. Quanto effettivamente però rimanga in tasca al singolo fioraio è difficile da sapere. Su questo argomento, nonostante i nostri ripetuti tentativi, le bocche sono rimaste cucite. Anzi, la cortesia iniziale è diventata prima diffidenza e poi fastidio. Evidentemente questo è proprio un tasto da non toccare.

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