...

venerdì 2 maggio 2008

L'addio a Mattia. Tra ricordi e pensieri

CASTELLANZA “La tua stella si spegne ma la sua luce viaggia con noi. Ciao Tia”. Così, con queste parole scritte con il cuore, impresse dal ricordo su uno striscione, gli amici di Mattia Lo Castro, il giovane di vent’anni stroncato da un’overdose il giorno di Pasqua al rave di Segrate hanno deciso di salutarlo. Un pensiero carico di significato arrivato nel giorno nell’addio all’amico. Immagini che resteranno a lungo impresse nella memoria dei tanti castellanzesi che ieri pomeriggio, nel giorno dei funerali nella chiesa di San Giulio, hanno voluto stringersi accanto alla famiglia. Immagini come quella della fidanzata Irene che, all’uscita della bara, con il volto segnato dalle lacrime si è chinata per l’ultimo bacio. Quello che ha segnato nel suo cuore un distacco impossibile da accettare. Immagini come il dolore della madre Lucia, già provata dalla tragedia che negli scorsi aveva colpito il marito, e ora chiamata a superare una nuova perdita incalcolabile: quella di dover dire addio al figlio. Immagini come i tantissimi giovani, commossi, straziati e del loro applauso sincero con gli occhi rivolto al cielo a cercare quelli di Mattia. Immagini e parole. Come quelle pronunciate nell’omelia dal prevosto Rino Tantardini. Parole che il sacerdote non avrebbe mai voluto pronunciare. “Perché mi trovo qui a parlarvi quando invece vorrei scegliere il silenzio. Avendo ben chiaro – ha scandito - che qualunque frase io posso pronunciare risuoni minuscola rispetto ad un dolore e a una tragedia tanto grandi da risultare quasi insuperabili”. Parole che virano però verso la speranza. “Dobbiamo ricordare il Signore e la forza del suo messaggio. Come nel Vangelo quando Cristo e il suo corteo lieto si scontra in una processione funebre e opera il miracolo. Ricordare e riflettere – ha spiegato il prevosto – sui ragazzi. Su di loro e sui rave dove Mattia ha trovato la morte. Sono scelte, anche simboliche come il ritrovarsi in un’area dimessa, che ci dicono quanto anche tra di loro sia forte la voglia di dimettersi. Sono segnali che ci dicono quanto i ragazzi non si ritrovino nella trama di relazioni e nei modi di vita di questa società. A questo dobbiamo lavorare per non rendere vana la scomparsa di Mattia”. Parole cariche di significato e ricordi. Come quelli della scuola, “in classe al primo banco con un occhio agli insegnanti, uno agli amici e compagni”. E come quelli scavati dalle lacrime dei ragazzi, che dietro ai piercing hanno mostrato tutta la loro consapevolezza per una scomparsa che ora “chiede giustizia”. Giustizia ma non facili sentenze. Perché nessuno tra i tanti presenti ha voluto giudicare. Il giudizio presuppone l’omologazione. E per loro Mattia non era e non è uno dei tanti. Per la madre, i parenti, gli amici, era ed è unico. Questa è stato il loro pensiero fisso di questi giorni. Preservarne il ricordo. “Perché Mattia è speciale”. Come quella stella la cui luce ora viaggia insieme a chi avrà la forza di osservarla. Anche in un giorno buio come ieri.

Nessun commento: