DOPO IL RAVE
Sono passati solo venti giorni dal rave di Capodanno. Il cancello principale è sbarrato. Quasi fortificato. Cubi di cemento e lucchetti nuovi di zecca fanno la guardia all’ingresso dell’ex Cartiera Sottrici. È quasi difficile avvicinarsi, complici anche i lavori in corso allo svincolo di Vedano. Nulla però è invalicabile. Basta aggirare l’ostacolo e raggiungere il retro dell’area industriale comodamente in auto, passando attraverso lo sterrato che si incontra salendo lungo la Varesina. Superato il pozzo dell’acquedotto di Castiglione Olona il cancello è ancora divelto e l’ex area industriale ci accoglie a braccia aperte. Nell’aria ristagna l’odore di plastica bruciata e quello di polvere chimica non meglio specificata. A terra risuona ancora l’eco del rave: graffiti su ogni muro, spazzatura sparpagliata su ogni superficie, bottiglie di vetro aperte e altre diventate ormai schegge. Camminiamo in perlustrazione. Come fossimo rapiti da un gigante in sonno. Ora è assopito, si è calmato dopo essere stato violato per notti e notti. Ma tutto è perfettamente identico, quasi bloccato in un autoscatto, alle ore immediatamente successive la fine della festa clandestina. Ripercorriamo in senso contrario il “viale della droga”, il corridoio da trasporto ora è libero. A riempire il vuoto, cumuli di immondizia e carrelli della spesa rubati nei supermercati vicini. Oggetti avvolti in una nebbia surreale, contorno di pareti annerite da falò improvvisati. Negli spazi “verdi” i picchetti delle tende reggono alla forza del vento. Le hanno abbandonate i “campeggiatori” improvvisati, insieme a sacchi a pelo, sedili divelti e bombole del gas. Con una cornice di bottiglie vuote e altre lasciate a metà e persino un furgone. Non è chiuso a chiave e decidiamo di guardarci dentro: troviamo solo i resti di una cena, pasta in bianco, qualche cartone di bibite e un letto ricavato su un pianale. Una volta a casa con un click in rete troviamo lo stesso camion in vendita, nel circuito dei raver: poche migliaia di euro per il motore della trasgressione.
OGGI COME IERI
Capodanno è ormai un ricordo. Sono passati più do due mesi. Torniamo nuovamente alla cartiera. Ma ora, anche per usare l’ingresso posteriore è necessario scalcare i blocchi di cemento. All’interno l’attacco “giovanile” è stato ripulito. Non i resti di un’attività portata avanti per anni e abbandonata all’insegna del mercato. Saliamo ai piani superiori dove tra vetri in frantumi e scrivanie abbandonate ci imbattiamo in un mare di carta. Faldoni interi di documenti, ordini, consegne e richieste materiale insieme a un campionario di prodotti, probabilmente chimici, alla portata di chiunque riesca ad entrare. In un “pozzo” riposano invece centinaia di metri di cavi elettrici. Ricordano solo che qui, una volta, c’erano corrente e vita. Il furgone è ancora lì. Ma sparirà a breve. Portato via da qualcuno dopo aver spostato i panettoni in cemento da un metro cubo l’uno a protezione dell’ingresso principale e aver tranciato i lucchetti. Questa, tutto sommato, è l’unica novità. Sparita la sporcizia, sopite le polemiche, resta una sconsolante desolazione.
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