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venerdì 2 maggio 2008

Noi al rave della morte

SEGRATE (MI) Morire a 19 anni per una dose letale di acido è assurdo. Venire a sapere della notizia e continuare a dimenarsi, a cercare droga, ad annullarsi, lo è ancora di più. Eppure la giostra del rave non si è fermata. Nemmeno di fronte ad un dramma più grande di ogni sballo. Episodi che abbiamo vissuto in presa diretta, nell’ex dogana ferroviaria di Segrate. Perché al rave della morte noi ci siamo stati. Lì, tra il fragore delle casse, abbiamo appreso la notizia della scomparsa di Mattia Lo Castro, diciannovenne che viveva a Castellanza, assieme la madre, in via Traversera. I principali Tg avevano parlato delle gravi condizioni del giovane già dalle prime ore di domenica mattina, ma tra i furgoni e le tende dell’accampamento abbiamo avvertito solo indifferenza. Quando siamo arrivati, alle 15 del giorno di Pasqua, Mattia era ancora in vita. Le sue condizioni, seppur gravissime, non annullavano del tutto la speranza. Eppure, in quell’area immensa c’era traccia di tutto, tranne che della preoccupazione. Abbiamo deciso di entrare per girarla e raccontare quello che avremmo visto. Sotto il vecchio capannone i sound system sono tutti in funzione, a pochi metri di distanza l’uno dall’altro sparano musica a 180 battiti al minuto, contendendosi l’attenzione del popolo techno. Capannelli di ballerini resi instancabili dalle droghe sollevano nuvole di polvere pestando ritmicamente il terreno. Qualcuno si scalda attorno a falò improvvisati. Altri sonnecchiano su vecchi materassi abbandonati. Ma è la droga, ancora una volta, a farla da padrone. Questo nonostante il passaparola racconti di almeno un giovane in fin di vita. "L’ho visto svenire all’improvviso – ci confida una ragazza sdraiata sul binario del deposito – poi mi hanno detto che si è rialzato e che stava meglio". Altri, invece, raccontano di "crisi epilettiche e di alcuni ragazzi che lo hanno trascinato all’esterno, fino all’ambulanza". Sono le 18.30 quando al telefono ci avvisano della morte del giovane. Altri, come noi, ricevono la notizia ma la musica continua a martellare corpi e cervelli dei forzati della musica techno. Forse non tutti lo sanno ancora. Di certo chi è arrivato a Segrate per spacciare non si cura di questo dettaglio. Una ragazza italiana ci propone “MdMa”, ne tiene in mano un cristallo grande quanto una pallina da tennis. Al suo fianco due pusher offrono hashish, coca ed eroina. Nonostante siano già trascorsi due giorni e mezzo il mercato della droga ha ancora molto da offrire. "È ora di finirla di criminalizzarci e di etichettarci – sbottano alcuni partecipanti -, siamo solo dei ragazzi che vogliono divertirsi in pace, lontano da imposizioni e dall’omologazione comune. Le droghe girano e lo sappiamo tutti. Il rischio è alto e lo accettiamo nello stesso momento in cui prendiamo parte a una festa illegale". Così, in piena notte, quando stiamo per lasciare l’area, anche tra i raver iniziano le operazioni di smontaggio. Ma è già troppo tardi. La distesa di immondizie e la giovane vita spezzata sono lì a ricordarlo.

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