TRADATE "Il mestiere del giornalista è difficile, carico di responsabilità, con orari lunghi, anche notturni e festivi, ma è sempre meglio che lavorare". Con questa frase Luigi Barzini jr. descriveva la sua professione, una frase ironica, capace però di trasmettere parecchie verità sul sentimento che molti giornalisti nutrono per il proprio mestiere. Ed è con questa citazione che Michele Brambilla, vicedirettore del Giornale e acuto saggista, ha aperto il suo nuovo libro “Sempre meglio che lavorare - il mestiere del giornalista”, presentato giovedì sera nella sala conferenze della biblioteca Frera di Tradate. E sono molti gli aneddoti e i racconti di vita vissuta con cui Brambilla ha intrattenuto il pubblico tradatese, raccontando brani di quell’esperienza trentennale che lo ha visto protagonista della storia recente del giornalismo italiano, fianco a fianco con le più grandi firme del nostro paese, da Indro Montanelli a Enzo Biagi. Un racconto sottile, capace di smitizzare un lavoro troppo spesso ritenuto distante e distaccato dal mondo reale. Un racconto in cui l’autore è stato capace di mettere in luce vizi e virtù dei suoi protagonisti, tracciandone un affresco leggero e piacevole. Michele Brambilla, prima di affrontare il suo incarico al Giornale, è stato per quattro anni direttore della Provincia (dal 2002 al 2006): "Sono stati anni felici, ed ho lavorato con degli editori veramente unici. L’esperienza dell’apertura della redazione di Varese è poi uno dei ricordi più intensi che conservo della mia direzione a La Provincia. L’edizione varesina la sento come una mia creatura, anche perché sono affezionato a questa terra. La vita del giornalista di provincia per certi versi è più complicata di quella dei fratelli maggiori. In provincia il rapporto con il lettore è diretto, ti incontrano per strada, se sbagli si arrabbiano, te lo rinfacciano. Però viene anche molto amplificato l’affetto della gente e questo ripaga di tutte le notti insonni".
Il vicedirettore del Giornale si è soffermato anche sul destino della carta stampata, oggi messo fortemente in discussione dallo strapotere degli altri media, come tv, internet o la radio. "I giornali sono destinati a cambiare ma non moriranno mai. Saranno sempre più votati all’opinione e all’approfondimento, tutto sta alla capacità degli editori di cambiare e adattarsi ai nuovi gusti". Brambilla ha poi concluso con un intervento sulla libertà di stampa nel nostro paese: "Trovo perfino immorale scrivere qualcosa che non piaccia al proprio editore. Se sono di destra non andrò mai a scrivere per il Manifesto, così se sono di sinistra non scriverò mai per il Giornale. In Italia esiste appunto la libertà di comprare testate che vanno da Libero a Liberazione e ciascuno sa che quello che andrà a leggere è stato raccontato da un certo punto di vista. Non è un sistema perfetto ma è il migliore possibile".
Il vicedirettore del Giornale si è soffermato anche sul destino della carta stampata, oggi messo fortemente in discussione dallo strapotere degli altri media, come tv, internet o la radio. "I giornali sono destinati a cambiare ma non moriranno mai. Saranno sempre più votati all’opinione e all’approfondimento, tutto sta alla capacità degli editori di cambiare e adattarsi ai nuovi gusti". Brambilla ha poi concluso con un intervento sulla libertà di stampa nel nostro paese: "Trovo perfino immorale scrivere qualcosa che non piaccia al proprio editore. Se sono di destra non andrò mai a scrivere per il Manifesto, così se sono di sinistra non scriverò mai per il Giornale. In Italia esiste appunto la libertà di comprare testate che vanno da Libero a Liberazione e ciascuno sa che quello che andrà a leggere è stato raccontato da un certo punto di vista. Non è un sistema perfetto ma è il migliore possibile".
(foto Varesenews)
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