TRADATE Un avviso di garanzia al sindaco e un sopralluogo di otto ore della Digos negli uffici comunali. È questo il bilancio di una delle giornate più pesanti dall’inizio della vicenda ex Fornace. Gli uomini della Questura di Varese sono arrivati in cinque, prima delle 10 di mattina. Chiusi in una stanza del settore urbanistica edilizia privata del comune di Tradate, hanno chiesto di avere una macchina fotocopiatrice e lì sono rimasti fino a tardo pomeriggio. Uno dopo l’altro hanno visionato e copiato ogni documento relativo alla questione ex Fornace. Non c’è delibera, mappa, lettera o atto che non sia passato per le mani degli agenti della Digos. Prende dunque forma l’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Varese per fare piena luce sulla realizzazione dell’ex Fornace, il maxi insediamento commerciale in fase di costruzione alle porte della città. Un intervento che da anni sta dividendo l’opinione pubblica cittadina e che negli ultimi mesi è balzato più volte agli onori della cronaca. Proprio lunedì il sindaco di Tradate aveva disposto che la polizia locale e i tecnici comunali eseguissero un sopralluogo nel cantiere per stabilire un “punto zero”, rilevando centimetro per centimetro la posizione e le altezze di ogni manufatto realizzato nell’area oggetto del piano esecutivo. Una scelta presa per tutelarsi da possibili incomprensioni nel rapporto tra la proprietà e il comune. "Siamo sereni e non abbiamo nulla da nascondere. I nostri uffici sono a disposizione delle autorità per fornire qualunque risposta utile a fare chiarezza sulla faccenda dell’ex Fornace, del resto è il comune la parte lesa". È questa, in sintesi, la linea adottata dal comune di Tradate fin dal 26 aprile scorso, giorno in cui il consigliere Carlo Uslenghi ha depositato un esposto in municipio e in Procura. Esposto che, alla luce delle conseguenze che ha prodotto, si è rivelato un autentico macigno. Con quell’istanza - di cui per primi abbiamo dato notizia proprio dalle colonne di questo giornale - Uslenghi puntava a far rilevare le incongruenze tra i documenti consegnati agli uffici comunali in occasione della pratica per la sanatoria e l’effettivo stato dei luoghi, accusando di fatto la proprietà di aver consegnato delle carte “truccate” e il Comune di aver commesso un peccato di leggerezza. "Quello che dovevo dire lo ho già detto in consiglio comunale". Così il consigliere di opposizione Carlo Uslenghi è intervenuto ieri dopo la diffusione della notizia della notifica al sindaco di Tradate, Stefano Candiani, di un avviso di garanzia per abuso in atti d’ufficio. "Io mi fermo al mio ruolo di consigliere comunale e non voglio andare oltre – continua Uslenghi -. Adesso è entrato in gioco un altro organo, di cui non faccio parte e sulle cui decisioni non devo essere io a fornire pareri. Certo, sono amareggiato per l’atteggiamento del consiglio comunale che da parte dell’opposizione era stato messo in guardia dei rischi che avrebbe corso approvando la variante. Da consigliere comunale ho fatto il mio dovere. Ora sarà la magistratura a fare chiarezza una volta per tutte e definirà se ci sono o meno delle irregolarità nelle pratiche che riguardano il cantiere dell’ex Fornace". La posizione di Carlo Uslenghi rispecchia quella di tutta l’opposizione, che per ora ha scelto di non uscire allo scoperto e di non commentare l’accaduto: "Ci esprimeremo solamente quando avremo avuto la possibilità di capire cosa sia effettivamente successo", è stata la risposta di Luca Carignola (Ulivo per Tradate) alla richiesta di commenti. Certo è che la questione appare spessa anche agli occhi di chi dice di essere tranquillo. Negli uffici del comune di Tradate è diffusa la consapevolezza che la Digos non sia solita muoversi per visite di cortesia. Così, facce tese e sguardi dubitativi hanno fatto da contorno ad una delle giornate più surreali di quelle vissute nella storia recente del comune di Tradate.
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1 commento:
ohhh era ora!
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