
A parlare è il giornalista Pino Corrias, autore del libro “Vicini da morire”, edito da Mondatori. Corrias, ospite martedì sera della biblioteca Frera di Tradate, ha parlato delle impressioni, delle testimonianze e dei racconti raccolti nel libro scritto sulla tragica vicenda di Erba, dove l’11 dicembre del 2006, sotto i colpi feroci di due persone “normali”, persero la vita tre donne e un bimbo di appena due anni e mezzo.
"Mi ha colpito il passaggio che ha portato dall’odio condominiale alla strage – racconta Pino Corrias –, mi hanno colpito le modalità singolari e peculiari del delitto, che raccontano molto dei protagonisti che lo hanno compiuto. Una storia che ho voluto approfondire perchè ci spinge a chiederci chi siamo, dove siamo arrivati e dove andremo. Nello stesso tempo questo è un caso che racconta molto dei mutamenti della vita quotidiana del nord Italia, del ricco nord, che si scopre sempre più spaesato, vittima della crescente perdita di identità. Una storia che si sviluppa dentro a questi luoghi che si stanno trasformando in un indistinto urbanistico e architettonico dentro al quale non c’è più corrispondenza tra luogo e cittadino".
Pino Corrias, in un’analisi a tratti spietata ed inquietante, ha saputo tratteggiare con una lucidità spiazzante il male caratteristico della provincia lombarda. Quella perdita di identità locale che già nel corso degli anni 60 e 70 aveva segnato le sorti delle grandi città, dove la gente ha iniziato a non riconoscersi più e a perdere i riferimenti che li aveva guidati fino a quel momento. "L’immigrazione dal 92 ad oggi in questo senso è stata molto più pesante del grande movimento migratorio interno che il nostro paese ha vissuto nel dopoguerra – spiega Corrias -. Oggi ci si sente senza luogo. Senza paese. Nel nostro vicino non riconosciamo più una figura solidale, spesso non conosce nemmeno la nostra lingua, è diverso per cultura e tradizioni. Da qui il senso di insicurezza che può generare delle derive e sfociare anche in una strage come quella che ho cercato di spiegare. Non a caso nel nord Italia, dal 2001 ad oggi, i delitti in famiglia superano in percentuale quelli maturati nella criminalità".
Corrias ha parlato in maniera approfondita della personalità della coppia simbiotica “Rosa e Olindo”. Ha raccontato chi erano attraverso le parole di chi li ha conosciuti, attraverso l’analisi delle loro abitudini è riuscito poi a restituire l’immagine di una coppia piena di piccole manie, assolutamente priva di legami, che si proteggeva dietro un muro di solitudine, in un mondo che non ammetteva interferenze.
Un capitolo del libro è stato dedicato ad Azouz Marzouk, in particolare a quanto lo stesso giornalista, avvisato da un collega, ha visto entrando nella pizzeria “Coconut” di Eupilio. "La deriva peggiore di questa storia, di questo caso, è proprio l’attenzione rivolta da una certa televisione ad Azouz Marzouk, il cui unico valore, il cui unico talento era quello di essere riconosciuto come il vedovo. Oggi alla Tv non bastano più i personaggi dello spettacolo, ma deve attingere carne fresca altrove. Così anche chi si trova per caso a vivere una vicenda come quella della strage di Erba diventa appetibile per il sistema. Quella sera, in un bagliore azzurrognolo, Azouz stava seduto con Lele Mora, un paio di tronisti, due aspiranti veline e qualche calciatore al tavolo principale della pizzeria. Attorno decine di tavoli con centinaia di giovani che facevano la fila per avere la foto con Azouz, per rubare un brandello di quella celebrità assolutamente fortuita che lo aveva reso un prossimo potenziale personaggio. Poi, fortunatamente, per Marzouk si sono aperte altre porte".
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