TRADATE Il mostro si era costruito una stanza degli orrori: un garage insonorizzato dove violentare le sue giovanissime vittime. Bambini, al di sotto dei 12 anni, che incontrava perché i suoi genitori, del tutto ignari, si prendevano cura di loro. Li adescava e li faceva scendere nel box. Lì, in un’anonima casa di Tradate, il presunto pedofilo arrestato ieri all’alba di venerdì 13 giugno dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Varese e della Sezione Polizia Postale, abusava delle sue prede e filmava i suoi incontri a luci rossi con i bimbi. E’ questo infatti lo scenario che emerge dalle accuse: lui, un operaio di 30 anni, incensurato, deve rispondere dei reati di violenza sessuale con minori, atti sessuali con minori e produzione e messa in circolazione di materiale pedopornografico. Secondo quanto stabilito dagli inquirenti, infatti, avrebbe abusato di almeno tre minori di 12 anni proprio all'interno del garage della sua abitazione, arrivando anche a filmare gli atti sessuali che sarebbero avvenuti dal 2000 ad oggi. Le indagini, secondo quanto riferisce la Polizia, hanno portato ad accertare che l'uomo, che vive nell'abitazione dei genitori, attirava i bambini, tutti maschi di età inferiore di anni 12, all’interno del garage di casa, opportunamente insonorizzato per evitare di essere scoperto, dopodiché abusava sessualmente di loro. Tre sono i casi finora accertati, ma ce ne sarebbero altri sui quali si sta ancora indagando. Tutte le vittime sarebbero bambini della zona dei quali a volte si prendevano cura i genitori dell'uomo che però, stando a quanto riferito dalla Mobile, erano all'oscuro degli abusi sessuali. Le violenze, alle quali avrebbe partecipato anche un altro uomo la cui posizione è ora al vaglio degli inquirenti, venivano poi filmate e diffuse attraverso internet nei circuiti della pedopornografia. Proprio da uno scambio di materiale pedopornografico online sono partite le indagini della Polizia Postale. Gli agenti, una volta intercettati i video in alcuni server degli scambi telematici di file, sarebbero infatti risaliti a ritroso fino ad accertarne la provenienza. Poi circa un mese fa, durante un controllo mirato, i poliziotti hanno trovato nell’abitazione del giovane, numeroso materiale pedopornografico anche “autoprodotto”. Circostanza che ha confermato i sospetti degli investigatori e ha permesso loro di scoperchiare di fatto “il garage degli orrori”. Una pagina che ora, dopo il provvedimento restrittivo emesso dal Gip del Tribunale di Varese ed eseguito all’alba, è stata chiusa. Non l’indagine, però, che prosegue per accertare e verificare l’esistenza di altri episodi di violenza e, quindi, di altre giovanissime vittime. Bambini che non hanno mai riferito di questi abusi, scoperti solo nella rete, senza che alcuna denuncia venisse mai inoltrata. Ad inchiodarlo però ci sono i filmati girati: prove inequivocabili delle brutali violenze sui bimbi.
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