...

venerdì 18 luglio 2008

Espulso lo sposo albanese: non vedrà nascere il figlio

TRADATE L’incubo della coppia italo albanese continua: dopo le nozze negate dal sindaco leghista di Tradate, Stefano Candiani, lo sposo clandestino è stato rinchiuso nel Centro di permanenza temporanea di Bologna per effetto del decreto di espulsione che gli è stato contestato ieri dalla Questura di Varese (dopo sette anni di permanenza sul territorio nazionale).
Il ragazzo (classe 1983) si sarebbe dovuto sposare ieri mattina con la sua fidanzata tradatese, con cui convive da tempo e da cui aspetta anche un figlio. Ad unirli in matrimonio sarebbe dovuto essere il consigliere comunale Luca Carignola (Pd), che ha avuto la delega dallo stesso sindaco, dopo che quest’ultimo lo scorso sabato si era rifiutato di celebrare le nozze in assenza di un regolare permesso di soggiorno. Si sarebbe dovuto sposare, ma non è successo. I due giovani infatti non sono nemmeno arrivati al primo piano del municipio, nella sala delle cerimonie: a mettersi di mezzo, questa volta, ci ha pensato la polzia locale.
Ma andiamo con ordine. La coppia, accompagnata dai soli testimoni e dai parenti più prossimi, si è presentata in municipio, ovviamente con molti timori, visto il clamore seguito alla cerimonia sfumata di settimana scorsa. Ad attenderli in piazza Mazzini c’era però la polizia locale, con il comandante Claudio Zuanon in testa. Ai ragazzi è stato impedito di salire al primo piano del comune, in quanto l’extracomunitario non è stato in grado di esibire un regolare permesso di soggiorno. A nulla sono valse le proteste della sposa e dell’avvocato della coppia (lo stesso Luca Carignola ndr). Sotto gli occhi increduli delle molte persone presenti, nell’atrio del palazzo comunale si è accesa una violenta discussione e, a differenza di quanto accaduto una settimana fa, il giovane senza permesso di soggiorno è stato accompagnato in Questura dove, con impeccabile solerzia, si è visto notificare il decreto di espulsione, con immediato trasferimento al centro di permanenza temporanea di Bologna, dove lunedì si svolgerà l’udienza di convalida del provvedimento.
La sposa mancata ha annunciato denunce appropriate al grave torto subito dal comune di Tradate, che non aveva nessun titolo per negare le nozze. Per sposarsi, infatti, non è necessario essere già titolare di un permesso di soggiorno, ma è sufficiente esibire all’ufficiale di stato civile il passaporto ed il nulla osta al matrimonio rilasciato dalla propria ambasciata. La questione, ora, è tutt’altro che conclusa. Per lunedì si attende la sentenza di convalida del decreto di espulsione, mentre per il prossimo futuro l’avvocato Luca Carignola ha promesso battaglia: "Per risolvere la questione bisognava usare solo il buon senso, l’amministrazione di Tradate, opponendosi per ben due volte in maniera illegittima al matrimonio, ha voluto offrire una prova di forza a discapito di una giovane famiglia. Così ha negato ad un padre la gioia di poter vedere nascere e crescere il proprio figlio, costringendo una ragazza tradatese in una situazione a dir poco precaria".

1 commento:

Anonimo ha detto...

L'indignazione per quanto accaduto è tanta, troppa!
La legge è la legge; la legge è uguale per tutti MA per alcuni lo è ancora di più.
In questo caso il sindaco non sarebbe stato complice di alcun reato (come qualcuno si ostina a dire in giro). Non aver celebrato il matrimonio, invece, è un reato: quale pubblico ufficiale si è sottratto al suo dovere di celebrare le nozze.

L'accanimento poi è diventato esagerato: quando è andato in scena il secondo atto della tragedia amorosa, l'aver fatto intervenire la forza pubblica - come se fossero i suoi personali armigeri a difesa di chissà cosa - non è stato altro che un arrogante gesto di abuso di potere.
Ahinoi il signor sindaco è per sempre una istituzione, ma non può fare uso delle istituzioni e di ufficiali per perseguire bieche ideologie di parte.
Non si stava commettendo alcun delitto, alcun reato, forse una infrazione amministrativa che probabilmente sarebbe stata sanata con quel matrimonio.

L'accanimento è sintomo di premeditazione, voleva mettersi in mostra giocando quel "brutto tiro" a quei due poveri ragazzi che hanno solo la colpa di non essere perfettamente in regola con le norme; perchè nessuno è perfetto!

Tutto è sanabile, però, vero signor sindaco?
Un timbro dell'immigrazione su un pezzo di carta non fa la differenza tra un cittadino di serie A e uno di serie B, oppure si?

Sarebbe come dire che, allora, coloro che sono sfiorati dal dubbio dell'inquisizione dovrebbero essere messi all'indice perchè non sono cittadini perfettamente e in regola.

Ma allora un individuo è tale solo per il pedigree di timbri e bolli che si porta appresso? Oppure è tale per quello che fa, per quello che è per gli altri nella comunità?

Sono offeso come tradatese per quello che è successo, come cittadino Italiano sono indignato per il fatto che qualcuno si sia permesso di utilizzare le istituzioni in questo modo, cercando anche di farsi pubblicità: il "colpo mediatico"!

Vergogna!