VARESE Il silenzio dura da trentacinque anni. E non è un mistero da poco visto che circonda un bozzetto che diversi studiosi hanno attribuito a Leonardo da Vinci. Un lavoro che sarebbe nientemeno che lo schizzo preparatorio del “San Giovanni Battista con gli attributi del Bacco” conservato ancora oggi a Parigi, al Louvre. L’abbozzo di quel quadro (una “sanguigna”, come la chiamano gli studiosi, su carta di 24 per 17 centimetri) era conservato nel piccolo museo Baroffio del Sacro Monte sopra Varese salvo poi sparire misteriosamente nel 1973 e da allora inserito nell’elenco delle dieci opere più “ricercate” dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico di Monza. Quello che ruota così, intorno a quella bozza scomparsa nel nulla, è un vero e proprio “giallo”. A riportare alla luce la vicenda ci ha pensato però un dipendente della Provincia di Varese, Luciano Rossi, appassionato ricercatore di storia locale e responsabile del Centro audiovisivi di Villa Recalcati. Incuriosito dal patrimonio conservato al Museo Baroffio dall’Aglio, piccola pinacoteca quasi completamente chiusa al pubblico nel 1998 per lavori di restauro - interventi che, per mancanza di fondi, sono andati avanti per quasi un decennio – è riuscito a recuperare da un antiquario il volume, “Santa Maria del Monte sopra Varese” curato, nel 1933 da un sacerdote, Costantino Del Frate, che sul Monte Sacro prestava la propria missione. In quelle pagine ricche di documentazione anche fotografica ha trovato gli spunti per la sua ricerca. Tra le pagine di quel prezioso libro, legatura in tela blu, scritte in oro e in buono stato di conservazione, ecco la sorpresa. Tra le trecentocinquanta immagini riprodotte con la certosina pazienza che solo l’opera di un religioso riesce a riassumere, in pagine “a specchio” (quindi, una di fronte all’altra), l’originale del dipinto e il bozzetto sono messi a confronto. Così Rossi scopre che nel momento in cui don Del Frate raccoglie e censisce le testimonianze d’arte, il disegno preparatorio del “San Giovanni Battista” è sicuramente al Sacro Monte. Come ci sia arrivato, però, è un altro aspetto non chiarito: molto probabilmente faceva parte di una serie di donazioni artistiche effettuate dal barone Baroffio. Vista poi l’importanza il sacerdote non risparmia le descrizioni. “L’oggetto che può dirsi veramente di valore inestimabile e che darà lustro e decoro al Museo in parola – scrive fra l‘altro - è una piccola sanguigna del grande maestro Leonardo da Vinci, raffigurante il nudo di San Giovanni Battista, e per di più opera assolutamente inedita”. Un punto fermo nella storia. Resta il fatto che, dal maggio 1973, del presunto disegno preparatorio dell’opera che poi sarà esposta al Louvre, non si ha più traccia. Su questo aspetto sono tutti concordi, anche se nove anni fa una guida del Touring Club Italiano, la segnalava erroneamente come ancora esposta al Museo del Sacro Monte. Dove è finita? Secondo i siti che catalogano i furti al patrimonio artistico italiano, la “sanguigna” è stata trafugata e da allora se ne son perse le tracce. E dopo trentacinque anni non è emerso ancora alcun indizio per il suo ritrovamento.
NELLA TOP TEN DELLE OPERE RUBATE
Le cercano. A volte anche per decenni. Senza mollare mai. Senza perdere la speranza. Sanno che alcuni fascicoli aperti non verranno mai chiusi, ma la caccia alle opere d'arte rubate e ai sempre troppo numerosi Arsenio Lupin non si ferma. I Carabinieri dello speciale Nucleo di tutela del patrimonio culturale hanno una lunga, interminabile lista di opere da recuperare. Ed un'altra, quasi segreta, che rappresenta le loro “ossessioni”. Vale a dire i dieci capolavori rubati e mai ritrovati che hanno la massima priorità nelle ricerche. E tra questi figura proprio la sanguigna su carta (24 per 17 centimetri) rappresentante San Giovanni Battista, di Leonardo da Vinci. Il furto risale al maggio 1973, il museo “violato” è il Museo Baroffio del Sacro Monte di Varese. Da allora nessun indizio. Ma ora sulle sue tracce non ci sono solo i carabinieri. Al lavoro, travolto dalla sua passione per l’arte, la recerca e il patrimonio varesino c’è anche Luciano Rossi. Lui, tra l’altro autore del libro “Sahara dei segreti e dei pensieri”, dedicato alla scoperta di una nuova pista nel deserto nella regione del Mourdi, è stato folgorato da questa nuova impresa: ricostruire la storia della sparizione della “sanguigna” di Leonardo, ospitata un tempo proprio nel museo varesino. “Credo – evidenzia – che sia di assoluta importanza. Penso per esempio a tutti i varesini nati dopo il ‘73 che, come me, ignoravano,completamente questa vicenda”. Libri antichi, ricordi, testimonianze ora ogni pista sarà battuta. “E’ un mistero che merita impegno – aggiunge Rossi – e voglia di indagare fino in fondo”. Un “giallo” varesino nel segno del grande Leonardo Da Vinci che non può non catturare chi ci si imbatte.
NELLA TOP TEN DELLE OPERE RUBATE
Le cercano. A volte anche per decenni. Senza mollare mai. Senza perdere la speranza. Sanno che alcuni fascicoli aperti non verranno mai chiusi, ma la caccia alle opere d'arte rubate e ai sempre troppo numerosi Arsenio Lupin non si ferma. I Carabinieri dello speciale Nucleo di tutela del patrimonio culturale hanno una lunga, interminabile lista di opere da recuperare. Ed un'altra, quasi segreta, che rappresenta le loro “ossessioni”. Vale a dire i dieci capolavori rubati e mai ritrovati che hanno la massima priorità nelle ricerche. E tra questi figura proprio la sanguigna su carta (24 per 17 centimetri) rappresentante San Giovanni Battista, di Leonardo da Vinci. Il furto risale al maggio 1973, il museo “violato” è il Museo Baroffio del Sacro Monte di Varese. Da allora nessun indizio. Ma ora sulle sue tracce non ci sono solo i carabinieri. Al lavoro, travolto dalla sua passione per l’arte, la recerca e il patrimonio varesino c’è anche Luciano Rossi. Lui, tra l’altro autore del libro “Sahara dei segreti e dei pensieri”, dedicato alla scoperta di una nuova pista nel deserto nella regione del Mourdi, è stato folgorato da questa nuova impresa: ricostruire la storia della sparizione della “sanguigna” di Leonardo, ospitata un tempo proprio nel museo varesino. “Credo – evidenzia – che sia di assoluta importanza. Penso per esempio a tutti i varesini nati dopo il ‘73 che, come me, ignoravano,completamente questa vicenda”. Libri antichi, ricordi, testimonianze ora ogni pista sarà battuta. “E’ un mistero che merita impegno – aggiunge Rossi – e voglia di indagare fino in fondo”. Un “giallo” varesino nel segno del grande Leonardo Da Vinci che non può non catturare chi ci si imbatte.
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